domenica 6 gennaio 2008

Il pensiero ecologico


Un pensiero ecologico efficace - vale a dire un pensiero che sia nelle condizioni di trattare della realtà, e non solo di parlarci sopra - può darsi solo rifuggendo dagli ecologismi, che rappresentano altrettante fissazioni decadute della sua capacità complessiva.
In un tempo in cui tutti o quasi tutti , abusano del termine, sarebbe opportuno una pulizia dei farraginosi discorsi su coscienza ecologica.
Viviamo un tempo in cui termini come "termovalorizzatore, discarica, riciclaggio, sviluppo sostenibile" vengono confusi e mischiati in un frullato di massa critica per dare come risultato una melensa brodaglia di congetture e luoghi comuni.
L' ecologia di pensiero è il parlare della realtà per cio' che è, e non per paradigmi di riferimento.

Ci sono due due importanti maniere di fare conversazione che possono essere utilizzate in una rete di comunicazione. La prima Discorso Vivente, la seconda Discorso Morente. Per definire ‘Morente’ opposto a ‘Vivente’, sono le idee di Bateson, Illich, Maturana ed altri autori, soprattutto per descrivere gli effetti diversi che si verificano nel vivere, per un prolungato periodo di tempo, nell’una o nell’altra forma di conversazione.

Molto semplicemente , le reti a Discorso Morente, si identificano con il linguaggio avvilente e consumistico della manipolazione reciproca tra le persone, mentre il Discorso Vivente si trova nelle reti connotate dal mettere al primo posto la tendenza verso la reciproca comprensione.

Chiaramente sono concetti piuttosto profondi da assimilare , anche se incosciamente viviamo in un mondo basato su siffatti rapporti.

Solo la interculturalità delle discipline, e di più, delle culture, puo' permettere una crescita naturale del nostro pensiero e quindi , in sintesi, del nostro Io cosciente, spingendoci a vivere in quel che chiamiamo Lo sviluppo sostenibile.

Lo sviluppo delle nostre idee autosostenibili dal nostro pensiero in crescita ed evoluzione continua.

Banalmente le varie forme di comunicazione sono solo un ponte di lancio per il nostro aereo , che si deve involare verso mete cognitive sempre piu' lontane , e sempre piu' ampie. Solo così possiamo dire di partecipare con l'essere vivente allo sviluppo di cio' che è coscienza.
E solo la coscienza delle cose puo' guidare la scelta della nostra vita verso ogni campo delle attività umane, sia che si tratti di economica, che di filosofia, sia che aneliamo la pace che la serenità interiore.




1 commento:

progvolution ha detto...

Sono tempi di consumismo emotivo. Riteniamo più appagante rifuggere la fatica di instaurare una comunicazione vera (sul modello trasmittente - ricevente - feedback). Meno oneroso moltiplicare i rapporti vuoti, infarciti di luoghi comuni e di domande di rito (le cui risposte non ci interessano minimamente). La ripetizione, il luogo comune, l'ipse dixit (o meglio: l'ha detto la televisione), la citazione delle autorità di pensiero o all'inverso il disprezzo dei presunti intellettualismi sono tutte espressioni di una comunicazione che espande la morte del pensiero.
I filosofi, in passato, hanno parlato di orrore per il vuoto. Una considerazione che non si può riproporre in tempi moderni dove sembriamo auspicare il vuoto, quanto meno interiore. Viviamo il paradosso di una società con multipli canali comunicativi di potenza straordinaria ma con sempre meno contenuti da veicolare. Quei pochi contenuti sono rimasticati, linkati, stanche riproposizioni di pensieri altrui.

Come le industrie ritengono che le produzioni inquinati consentano un profitto più rapido e furbo, così il nostro linguaggio inquinato ci illude di ottenere lo stesso risultato con meno fatica. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: scivoliamo nella parte discendente della parabola del progresso. Scivoliamo incoscienti, rimuovendo il destino di precipitare verso il fondo.
Viviamo un'epoca di devoluzione (come contrario della evoluzione di Darwin).
D'altronde "chi fa di sé stesso una bestia, si sbarazza della pena di essere un uomo..."
Sussurri obliqui