Dove stiamo andandoIn piena protesta scolastica, l'amico Paolo Barnard (di cui ho scritto in un
post di maggio ) ha concesso anche a me la pubblicazione del suo articolo sull'argomento della protesta studentesca (già pubblicato da
luogocomune.net), e della qual cosa lo ringrazio sentitamente.
In un periodo di confusione e di mistificazioni , è ben difficile esporre un parere obiettivo su qualunque argomento. Niente ci dice cosa sia giusto o ingiusto, e niente ci puo' aiutare se non il parere illuminante di chi, almeno , ha sempre dato prova di obiettività nel riferire e parlare di avvenimenti.
E' indubbio che suonare una campana che appare stonata rispetto il coro unanime che oggigiorno si ascolta , porta ad esser visti come non allineanti.
Ma noi vogliamo sempre capire un problema piuttosto che correre a seguire cortei e processioni che non sempre hanno obiettivi chiari.
Grazie ancora a Paolo Barnard.
No così non va cari studentidi Paolo Barnard
No, così non va cari studenti, cari insegnanti, cari attivisti. L’opposizione e l’indignazione sono fallate quando sono selettive, quando cioè si animano contro l’uno ma non contro l’altro. Poi: nulla di buono potrà mai scaturire se è solo un’ossessione per l’Odioso Designato (Silvio Berlusconi) che vi ha infiammati fino a questo livello. Infine: la protesta è ancor più vana quando sbaglia clamorosamente il target.
Sarò subito chiaro. Le masse di voi giovani che oggi sconquassano istituti e atenei per protestare contro l’assalto all’istruzione dell’attuale ministro, rimasero inerti quando quell’assalto veniva pianificato dal governo Prodi, con colpi di scure assai più profondi di quelli oggi in gioco. Dov’eravate ragazzi? E i vostri docenti? Eppure, leggete qui di seguito:
“L'incontro di ieri mattina tra il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e i sindacati della scuola è stato il detonatore che ha fatto esplodere l'inquietudine sotterranea che da settimane attraversava l'intero versante sindacale di fronte all'incognita della Finanziaria (2007, nda). Il confronto si è arroventato di colpo quando Enrico Panini, leader della FlcCgil, ha estratto dalla sua cartellina un foglio contenente le misure che la prossima Finanziaria dedica alla scuola. Sotto accusa tre articoli: 17, 18 e 19. Il primo stabilisce che, dal 2007/08 al 2012/13, sarà innalzato progressivamente fino a 12 il rapporto tra alunni e docente…
...un giro di vite che alla fine porterebbe alla riduzione di quasi 100mila posti per gli insegnanti. Inoltre, stretta sui posti di sostegno e sul personale Ata… provvedimenti che potrebbero costare la cattedra a circa 10mila docenti. E altrettanti potrebbero essere cancellati dalla paventata abolizione della deroga nella formazione delle classi nelle quali sono presenti alunni con handicap. «Più che una proposta dilegge Finanziaria siamo di fronte a un chiaro esempio di come si può far impallidire anche un concetto come quello di macelleria sociale», ha attaccato Panini.”
Così scriveva il Sole 24 Ore il 27 settembre del 2006. E notate: l’articolo parla di “inquietudine sotterranea che da settimane attraversava l'intero versante sindacale”, dunque il tempo per sollevarsi c'era. Si parlava di ben oltre 100.000 cattedre a rischio, ben più delle odierne 87 mila della Gelmini. Perché in quelle settimane non vi mobilitaste? Perché nessun allarme e nessuna occupazione per oltre un anno? Vero, nell'autunno del 2007 scendeste in piazza, ma le agitazioni di allora furono minuscole rispetto a quanto state facendo oggi, e soprattutto si accesero nella maggioranza di voi quando l'allora ministro Fioroni minacciò i vostri interessi di parte (obbligo dei debiti , maturità ecc.) e non prima quando, ribadisco, in gioco c'erano i medesimi tagli che oggi sembrano così scandalizzarvi. Perché? Vero anche che la minaccia dei colpi di scure del buon Prodi rientrò, ma poi… leggete qui:
“Giungono a maturazione i frutti avvelenati di una Finanziaria (2007 nda) che ci avevano detto avrebbe fatto piangere i ricchi e finalmente rilanciato l'impegno dello Stato a sostegno della scuola. La situazione economica e strutturale della scuola pubblica diviene ogni giorno più drammatica. I tagli alla superiore sono i più evidenti e vistosi, resi ancor più gravi dall'aumento delle iscrizioni a livello nazionale… Il crollo dei finanziamenti sta minacciando il Tempo Pieno e prolungato, sta impedendo di pagare e fare le supplenze quasi ovunque, con decine di migliaia di classi che ogni giorno restano senza insegnanti. Molte scuole non hanno più i soldi neanche per le spese più elementari, gesso o carta igienica… I professionali stanno per essere massacrati, si annunciano riduzioni vistose dell'orario settimanale… Dopo un ridicolo balletto con i sindacati ‘amici’, il governo ha ribadito che nel 2007 non darà un euro per il rinnovo del contratto di docenti ed Ata, deprimendo ancor più una categoria al limite del tracollo… E dire che basterebbe che il governo rinunciasse a costruire gli F35 (i caccia, nda) destinando all'istruzione almeno la metà di quei soldi.”
Così si esprimevano nel maggio del 2007 i Cobas Scuola. E allora.
No, così non va cari ragazzi. Lo slancio civico, la difesa dei diritti, sarebbero in voi una manifestazione straordinaria se non fosse che ancora una volta l’evidenza mi costringe a concludere che ciò che anima questo vostro insolito livello di indignazione è la deleteria febbre contro l’Odioso Designato, e non la sostanza dell'ingiustizie. Ancora una volta. Come ai tempi del desolante spettacolo del ‘pacifismo’ italiano di cinque anni fa. Ricordiamo tutti quell’epocale 15 febbraio del 2003, quando una massa di quasi tre milioni di italiani marciò su Roma per protestare contro l’intervento italiano in Iraq e in Afghanistan. In Iraq l’Italia è rimasta per nove mesi del governo di centrosinistra, in Afghanistan ancora siamo. Ma dei tre milioni di ‘pacifisti’ del 2003, quanti scesero in piazza nei mesi del mandato Prodi dall'aprile del 2006? Lungo cioè la terrificante strage di civili che le cosiddette coalizioni hanno perpetrato in quei due Paesi e che oggi arriva a una stima di oltre un milione e seicentomila morti? Poche centinaia si agitarono nelle piazze, di cui neppure uno dopo l’annuncio lanciato da Luciano Bertozzi su Nigrizia che ci rivelava come il buon Prodi avesse previsto nella finanziaria 2008 qualcosa come… 23 miliardi di euro in spese militari, armando poi Paesi come la Turchia o Israele, vere e proprie bestie nere dei Diritti Umani. Perché allora, col centrosinistra a palazzo Chigi, neppure una frazione dell’indignazione febbrile che oggi vi percuote fece capolino nelle strade? Mi dite perché?
Infine. Dove state andando a sbattere? Contro chi? Ha senso indignarsi con il pescecane che ha azzannato la rete del pescatore? Mi spiego, è semplice. Le destre politiche di tutto il mondo sono cromosomicamente programmate dai loro padroni per fare una e solo una cosa: distruggere il bene comune e il senso di collettività, per sempre, e imporre il privato individuale ovunque. Sono nate per fare questo. Punto. Esattamente come gli squali sono nati per azzannare. Significa demolire scuola pubblica, sanità pubblica, servizi pubblici. Possiamo certamente inorridire, ma che senso ha indignarsi con chi sta facendo il suo dovere? L’indignazione se la meritano coloro il cui compito era di impedire che la destra facesse il suo dovere: e cioè la sinistra, la miserevole inesistente patetica sinistra. Quella cosa che oggi sta appiattita sotto lo stuoino della destra pur continuando a biascicare retoriche di sinistra. Le leggi dell’Odioso Designato si disfano in poche settimane se c'è il consenso politico (cioè popolare). Il problema è che quel consenso non c'è, o meglio, la sinistra non ha saputo crearlo, non ne è stata capace, anzi: non ha voluto. Questo è il problema. Invece di perdere tempo a odiare Berlusconi e il suo clan, perché non vi chiedete le ragioni per cui le sinistre sono finite a brandelli, svendute alle destre, protettrici del piduista Silvio, privatizzatrici, precarizzatrici, traditrici del nostro bene comune?
Indignatevi con loro ragazzi, strattonatele, prendetele a schiaffi, fate i sit-in e le lezioni in strada di fronte alla CGIL, alle sedi del PD, sotto casa di Romano Prodi. Questo ha senso. La destra fa il suo dovere. E' la sinistra che non l'ha fatto.
Paolo Barnard
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