giovedì 2 ottobre 2008

Panico ufficializzato


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LA CRISI FINANZIARIA EUROPEA: UN INVITO AD AGIRE

01.10.2008

Pubblichiamo, insieme con altri siti internazionali consorziati con noi, un appello alle autorità politiche dei paesi europei e della UE perchè fronteggino la crisi finanziaria che sta contagiando pericolosamente il continente con misure tempestive, adeguate e trasparenti. Sono promotori di questo appello alcuni economisti europei che invitano tutti i colleghi economisti che lo condividono ad aderirvi inviando una e-mail all'indirizzo appelloeconomisti@lavoce.info dichiarando la volontà di sottoscriverlo e indicando la propria affiliazione professionale.

LA CRISI BANCARIA IN EUROPA: UN APPELLO ALL'AZIONE

L'Europa è nel mezzo di una crisi senza precedenti. Tutti gli europei sanno che cosa accadde quando nei bui anni Trenta i mercati finanziari smisero di funzionare. Non è esagerato dire che potrebbe accadere di nuovo se i governi non intervengono. Non stiamo dicendo che accadrà, ma è fondamentale sapere qual è la posta in gioco.
Si dissolve la fiducia nei mercati e c'è il rischio che la paura si diffonda ancora di più. Le turbolenze nei mercati finanziari devono essere fermate perché causano gravissimi danni all'economia reale. Sono a rischio i risparmi di centinaia di milioni di europei. Se la turbolenza darà luogo a una paralisi del mercato del credito, un gran numero di posti di lavoro e di imprese verrà distrutto. Un ulteriore indebolimento dell'economia reale metterebbe a rischio un numero ancora maggiore di prestiti e si creerebbe un circolo vizioso di caduta dei prezzi delle attività, deterioramento della capacità di ripagare i debiti e diminuzione dei flussi di credito.
Gli interventi dei politici statunitensi sono positivi, ma non sono sufficienti. Anche all'Europa si richiede un'azione politica decisa.

ESTERNALITA' POLITICHE: LE AZIONI A LIVELLO EUROPEO PER INTEGRARE GLI INTERVENTI DEI SINGOLI STATI

Le autorità degli Stati Uniti hanno imparato la scorsa settimana che salvare una banca alla volta non serve: una crisi di sistema richiede una risposta di sistema.
In Europa, il salvataggio di una banca per volta significa uno sforzo di salvataggio intrapreso da un singolo paese, nonostante gli importanti effetti che questo ha sugli stati vicini, oppure un coordinamento improvvisato all'ultimo minuto con un accordo sulla distribuzione dei costi. Fino a oggi risposte nazionali e sforzi cooperativi ad hoc sono stati utili. Tuttavia, l'interdipendenza tra le banche europee è troppo profonda e diffusa perché la risposta nazionale o il coordinamento caso per caso possano essere sufficienti. Ogni intervento di un singolo Stato e ogni intervento cooperativo tra un ristretto numero di nazioni può avere effetti imprevedibili sugli altri paesi europei. È fondamentale che le autorità nazionali si incontrino e coordinino le loro risposte, delineando soluzioni valide per tutta l'Europa se necessario.
Ora, mentre la situazione appare ancora gestibile, è il momento di agire. Gli avvenimenti della scorsa settimana negli Stati Uniti dimostrano che le crisi finanziarie non si sviluppano in modo regolare e prevedibile. Un fatto inaspettato può innescare fallimenti a catena e un panico che diventa sempre più difficile controllare.

SOLUZIONI

Molte soluzioni possono comporre una risposta adeguata. Negli Stati Uniti, in questo momento la crisi si affronta riportando liquidità nei mercati monetari e del credito e creando le condizioni per una ripresa delle assicurazioni sui mutui primari e su altre attività illiquide ma sufficientemente omogenee e trasparenti. In Europa il problema principale è l'elevata leva finanziaria delle grandi banche che operano a livello internazionale. Per questo, il contributo dell'Europa deve incentrarsi sulla ricapitalizzazione del settore bancario, attraverso l'iniezione di fondi pubblici o attraverso la conversione obbligatoria del debito in capitale azionario. Deve essere fatto a livello europeo (per esempio, attraverso la Banca europea per gli investimenti). L'approccio attuale, con il salvataggio di un istituto dopo l'altro utilizzando fondi nazionali, porterà solo a una balcanizzazione del settore bancario europeo. Per prevenire in futuro crisi di questa natura, è necessaria anche una regolamentazione a livello europeo dei mercati finanziari e delle istituzioni bancarie europee.
Il problema non è la mancanza di idee su come risolvere la crisi. Il problema è la mancanza di volontà politica.
Se i capi di Stato e di governo europei non si riuniscono subito per affrontare in modo deciso la crisi prima che sfugga al controllo, finiranno per trovarsi ad azzuffarsi su quel poco che rimarrà dopo il disastro.

Testo inglese disponisbile su www.voxeu.com

Alberto Alesina, Harvard University
Richard Baldwin, Graduate Institute, Geneva
Tito Boeri, Università Bocconi, Milano
Willem Buiter, London School of Economics

Francesco Giavazzi, Università Bocconi, Milano
Daniel Gros, Centre for European Policy Studies

Stefano Micossi, Assonime
Guido Tabellini, Università Bocconi
, Milano
Charles Wyplosz, Graduate Institute, Geneva

Klaus F. Zimmermann
, Bonn University

Sottoscrivono:

Marco Arnone, Università Cattolica, Milano
Guido Ascari, Università di Pavia
Giorgio Barba Navaretti , Università Statale, Milano
Peter Birch Sorensen, University of Copenhagen
Andrea Boitani, Università Cattolica, Milano
Guido Bolliger, Olympia Capital Management
Sergio Briguglio, ENEA
Riccardo Cesari, Università di Bologna
Daniele Checchi, Università Statale, Milano
Gurdgiev Constantin, Trinity College, Dublin (Adjunct) & NCB Stockbrokers
Tony Curzon Price, openDemocracy.net
Jean-Pierre Danthine, University of Lausanne and Swiss Finance Institute
Francesco Daveri, Università di Parma
Giuseppe De Arcangelis Sapienza Università di Roma
Paul De Grauwe, Katholieke Universiteit Leuven
Daniela Del Boca, Università di Torino

Jacques Delpa, Conseil d'Analyse Economique, Paris
Mathias Dewatripont, ecares, universite libre de bruxelles and cepr
Marco Di Marco, Italian National Statistical Institute
Gregory Duncan, University of California-Berkeley
Federico Eisler, Merrill Lynch
Michael Emerson, CEPS
Stefano Fassina, già Economist, Internatinal Monetary Fund
Carlo Favero, Università Bocconi, Milano
Francesco Ferrante, Università di Cassino
Riccardo Fiorentini, Università di Verona
Harry Flam, IIES, Stockholm University
Elsa Fornero, Università di Torino
Marzio Galeotti, Università Statale, Milano
Gillian Garcia, IMF, retired
Reijer Groenveld, Abn Amro
Gregorio Impavido, IMF
Patrick Honohan, Trinity College Dublin
Tullio Jappelli, Università Federico II, Napoli
Olivier Jeanne, Johns Hopkins University
Philip Lane, Trinity College Dublin and CEPR
Marco Leonardi, Università Statale, Milano
Riku Leppanen, European Commission
Félix López, EOI Business School, Madrid
Philippe Martin, Paris School of Economics
Jacques Melitz, Heriot-Watt University
Tommaso Monacelli, Università Bocconi, Milano
Aldo Montesano, Università Bocconi, Milano
Tommaso Nannicini, Università Bocconi, Milano
Luca Nunziata, Università di Padova
Marco Pagano, Università di Salerno
Fausto Panunzi, Università Bocconi, Milano
Eugenio Peluso, Università di Verona
Avinash Persaud, Intelligence Capital Limited
Ilaria Piemonte, UBI Pramerica SGR
Michele Polo, Università Bocconi
Giorgio Ragazzi Università di Bergamo
Fabio Ranchetti, Università di Pisa
Gianpaolo Rossini, Università di Bologna
Wolfgang Scherf, Justus-Liebig-Universität Gießen
Enrico Santarelli, Università di Bologna
Alessandro Sciamarelli, European Mortgage Federation
Tapen Sinha, ITAM, Mexico and University of Nottingham, UK
Marko Skreb, Former Croatian National Bank Governor
Cedric Tille, Graduate Institute for International and Development Studies
Gianni Toniolo, Duke University e LUISS, Roma
Harry van Dalen, Tilburg University
Francesco Vella, Università di Bologna
Guglielmo Weber, Universitàdi Padova

Stephen Yeo, CEPR


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