venerdì 8 ottobre 2010

Dove siamo finiti

(foto di Garimar)

Dove sono finito

Appartengo ad una generazione che è l'ultima delle generazioni. 
L'ultima delle generazioni ad aver avuto sogni, speranze, illusioni  e progetti.
L'ultima generazione in cui la vita rappresentava ancora una magica avventura e un viaggio alla scoperta di cose e luoghi meravigliosi, la generazione che è stata l'ultima a giocare nel cortile, l'ultima a vedere le trasmissioni in bianco e nero, l'ultima a vedere ancora i carri trainati da buoi, e le biciclette usate come normale mezzo di locomozione, l'ultima a fare colazione col "panino di birra".  Appartengo ad una generazione in cui il primo pensiero era il saluto al vicino e l'ultimo pensiero il saluto a chi ti vuol bene prima di dormire. Una generazione , l'ultima,  che considerava ancora la festa di ogni Santi  al posto di quella di Halloween, la generazione che festeggiava il Natale con un cenone in famiglia e non con un veglione. Appartengo ad una generazione, l'ultima, in cui i contatti si mantenevano a voce, o al massimo dal telefono fisso, per la maggiorparte con lettere e cartoline scritte con le antiche "bic nero di china".
Appartengo ad una generazione, l'ultima, in cui a 10 anni si indossavano i pantaloni corti, o all'inglese nelle cerimonie, Appartengo ad una generazione , l'ultima, per la quale il dolce domenicale era la fetta di pane bagnato con l'acqua e lo zucchero sopra. Appartengo ad una generazione  per la quale lo stare assieme agli amici era più importante che giocare ai videogiochi, anche perchè videogioco  era un termine sconosciuto. 
Appartengo ad una generazione per la quale il massimo della tecnologia era il registratore a bobine "Geloso"
, e le feste tra ragazzi (ambite, ambitissime) si organizzavano con il "mangiadischi".
Appartengo ad una generazione, l'ultima, che considerava la festa di uno di noi  la festa di tutti, agognata , sospirata, anelata da tutto il gruppo. Appartengo ad una generazione dove la solidarietà era un termine sconosciuto , ma che di fatto  ci si aiutava l'un l'altro con fatti e non con un sms da un cellulare. 
Appartengo ad una generazione , l'ultima,  che faceva dei propri sogni la propria vita, che faceva delle proprie risate il pranzo, e che faceva dei propri entusiasmi il sonno riparatore. 
Appartengo ad una generazione , l'ultima, che si è poi rilevata proprio l'ultima, e quella che ha fallito ogni obiettivo, e ha trasformato - o meglio -  lasciato trasformare senza intervenire , il mondo come è oggi. 
Appartengo ad una generazione, che ha bellissimi ricordi , ma molte colpe.  Una generazione, la mia, che ha fatto si che i bambini di oggi siano senza sorriso, senza sogni, senza naturalezza e senza cuore. 
Appartengo ad una generazione che ha svilito ogni cosa, e dimenticato la propria orgine e fatto si che il mondo cambiasse - in peggio - senza nessun dubbio sull' operato di noi tutti. 
Appartengo ad una generazione che nonostante i buoni propositi , e la buona gioventù, si è trasformata in una generazione di cannibali che mangiano se stessi l'un l'altro e mangiano il mondo senza alcun criterio. 
Appartengo ad una generazione che ha ucciso l'essenza dell'essere vivi , e che ha seppellito il senno sotto un manto di opportunità che volgarmente chiamiamo "business".
Dove siamo finiti e dove sono finito , è solo una considerazione per capire e concludere che non dipende mai dagli altri, cio' che ci accade e accade attorno a noi, ma dipende da noi, da noi e dal nostro pensiero , prima, e dal nostro operato poi, se le cose son così come sono. 

Sono io infatti che ho contribuito a questo e non altri, sono io che ho fatto questo mondo così com'è, e sono io che ho dimenticato il cortile, la bicicletta, il pane e zucchero ...sono io . 

Certamente  sarà tutto etichettato come pessimismo cosmico, come qualunquismo citato per sopire antiche e nuove recriminazioni. I più faranno tale considerazione . Ma la realtà è che ognuno di noi conosce bene che l'ultima generazione, quella mia,  ha fatto si che il mondo fosse distrutto e che  ai nostri figli fosse derubato il futuro.