giovedì 7 maggio 2009

La festa di S. Nicola (l'altra festa)




Dal sito della Basilica di S. Nicola

Nel 1087 una spedizione navale partita dalla città di Bari si impadronì delle spoglie di San Nicola, che nel 1089 vennero definitivamente poste nella cripta della Basilica eretta in suo onore. L’idea di trafugare le sue spoglie venne ai baresi nel contesto di un programma di rilancio dopo che la città, a causa della conquista normanna, aveva perduto il ruolo di residenza del catepano e quindi di capitale dell’Italia bizantina. In quei tempi la presenza in città delle reliquie di un santo importante era non solo una benedizione spirituale, ma anche mèta di pellegrinaggi e quindi fonte di benessere economico.

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Il furto delle reliquie di un santo famoso avrebbe dato a Bari una dignità religiosa che ancora non aveva (l'arcivescovo continuava a chiamarsi di Canosa e di Bari) e avrebbe suscitato un movimento di pellegrinaggi, che per quei tempi equivaleva a ciò che oggi è il turismo religioso.

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La scelta di S. Nicola fu abbastanza naturale. A Bari, dopo quello di Giovanni, il nome più diffuso era Nicola (già vi erano tre o quattro chiese in suo onore). D’altra parte, dove riposava il corpo di S. Nicola (Mira, in Asia Minore) ormai imperversavano i Turchi, e quindi i Baresi non potevano essere accusati di averlo rapito ai cristiani orientali. Inoltre, Mira si trovava su una rotta frequentemente seguita dalle navi baresi dirette in Siria, e pertanto non era necessario organizzare un’apposita spedizione, ma poteva essere inserita in un’operazione commerciale. Senza dire che allora S. Nicola era già il santo numero uno del calendario cristiano, e che quindi la presenza del suo corpo a Bari avrebbe garantito numerosi pellegrinaggi.

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Agli inizi del 1087 circa ottanta marinai, commercianti e schiavi (il numero 62 si riferisce ai partecipanti con diritti civili) partirono per Antiochia su tre navi cariche di grano e di cereali.

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Quando nella via del ritorno le tre navi accostarono al porto di Andriake, i comandanti decisero di evitare, se possibile, uno scontro coi saraceni, mandando preventivamente in perlustrazione alcuni uomini insieme ai due pellegrini suddetti. Rassicurati da questo punto di vista, mentre una quindicina restavano a bordo insieme ai vogatori, gli altri 47 si inoltrarono per circa due chilometri all’interno, pervenendo alla chiesa dove si conservavano le reliquie di S. Nicola, che si trovava a circa un chilometro prima dell’abitato. Ivi trovarono quattro monaci bizantini, ai quali chiesero della manna, il liquido che si formava nella tomba del Santo. Altri si misero a pregare, dando l’impressione di una comitiva di pellegrini. I più giovani, però, non avevano la pazienza per tutto quel tergiversare. Finalmente, i Baresi rivelarono il loro intento, di portare le reliquie in salvo, vista l’imminente conquista turca. Erano disposti anche a trattare finanziariamente la cosa. Inizialmente, forse non prendendoli troppo sul serio, i monaci risposero che il Santo non aveva mai permesso ad alcuno di portarlo altrove. Persino l’imperatore Basilio il Macedone aveva dovuto recedere da un simile intento. Quando, però, i monaci guardarono meglio e si accorsero che i Baresi sotto i mantelli portavano delle armi, capirono che quelle dei Baresi non erano vaghe intenzioni, ma propositi fermi. Allora uno dei monaci cominciò a indietreggiare lentamente verso la porta, deciso ad andare ad informare i Miresi di quanto stava accadendo. I Baresi però avevano già provveduto a bloccare l’entrata, per cui il povero monaco fu immobilizzato. Anzi, uno dei Baresi, estratta la spada, la puntò alla gola dell’uomo di Dio, minacciando di ucciderlo se non avesse parlato e non avesse rivelato l’ubicazione del sepolcro del Santo. Intervenne a quel punto un altro monaco, il quale aveva capito che ogni resistenza sarebbe stata inutile, e speranzoso che nel frattempo sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe impedito la perdita del sacro tesoro, rivelò agli astanti il luogo ove riposavano i suoi sacri resti. I Baresi si accorsero che era proprio in corrispondenza del foro da cui veniva estratta la santa manna.
Cominciarono così a dare delle picconate per scavare la tomba, accorti a non colpire le reliquie. Ma il tempo passava e alcuni cominciavano ad innervosirsi. Fu così che il giovane Matteo decise di bandire ogni timore e di spaccare la lastra del sarcofago. Tolto quindi il coperchio, entrò nel sarcofago, affondando le mani nella manna che lo riempiva, ed estraendo le ossa del Santo. Tutti guardavano esterrefatti, un po' per la vista diretta delle reliquie, un po' allarmati dal modo in cui le ossa venivano prese. Un episodio però si verificò a quel punto che ebbe l’effetto di rasserenare gli animi. Fra i Baresi c’erano anche due sacerdoti, Lupo e Grimoaldo. Quest’ultimo, durante tutta quell’operazione, aveva appoggiato ad una colonna un’ampolla di manna. Un movimento inconsulto la fece cadere, con il caratteristico rumore che precede l’andata in frantumi. E invece, ciò non si verificò. Dopo un primo momento di sorpresa, il fatto fu interpretato come un segno favorevole, un’approvazione da parte del Signore e del Santo stesso di quanto essi stavano facendo.
Così Matteo completò l’opera di estrazione delle reliquie, porgendole ai suddetti due sacerdoti che, baciandole, le riponevano in un panno. Qualcuno cercò di prendere anche una bella icona appesa al muro, ma gli altri lo esortarono a desistere per non privare del tutto i quattro monaci della presenza del Santo. Raccolte le reliquie, e quasi cantando sommessamente, presero la via delle navi. Dopo qualche incertezza su quale delle navi avrebbe dovuto avere l’onore di portare le reliquie, finalmente si decisero e levarono le ancore.

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Fin qui il fatto storico, che porta a comprendere (laicamente) come questa festività religiosa non sia altro che una celebrazione di un evento che di religioso ha ben poco. Vale poco considerare (sempre laicamente) che quei territori da cui son state tratte le spoglie del Santo , correvano un grosso rischio di cadere in mani degli "infedeli". Di fatto si celebra quella che in termini moderni è una rapina.


Che lo si voglia o no , è una strano concetto di religione , quello di depredare una città a favore di un altra. Del resto come ricordato il vero obiettivo non era tanto sollecitato da motivi ecumenici quanto da motivi economici e sociali di rilancio di una città fino allora alle prese con un anonimato culturale e commerciale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good