giovedì 25 febbraio 2010

La CEI : Consapevoli ma non protagonisti

La condizione del Sud

- La mafia sta prepotentemente rialzando la testa. Di fronte a

questo pericolo, si sta purtroppo abbassando l'attenzione. Il male
viene ingoiato. Non si reagisce. La società civile fa fatica a
scuotersi. Chiar...o per tutti il giogo che ci opprime. Le analisi
sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli ma non
protagonisti". (allarme CEI)


E' un discorso profondo e un ulteriore punto di attenzione allo stato attuale di cio' che accade.
In altri termini Sveglia Italiani.
In quel "consapevoli ma non protagonisti" c'è una quantità di concetti da lasciar basiti.
E siamo tutti daccordo nell'esser consapevoli, ben più che consapevoli , di ciò che ci circonda, di come e quanto sia imbibito il nostro mondo e società lavorativa di compromessi e sotterfugi .
Siamo coscienti di questa massa di intrighi che ci sovrasta e ci governa dettando ogni nostra azione. Siamo bensì consapevoli come sia in principal modo il nostro comportamento a determinare questo stato di cose. Anche se affermiamo a gran voce che la colpa non è nostra , che nessuno di noi puo' far niente , che le cose son così perchè cosi son sempre andate , in coscienza ognuno di noi ammette che la nostra è solo rinuncia o piccola e locale convenienza.
In altri termini , ci manca la cultura della coscienza e non solo quella morale.
Siamo appunto consapevoli della nostra limitatezza con questo delimitando ancor più lo spazio delle anomalie, e delle malefatte , costringendole nel recinto della nostra conoscenza. Ma poi ci fermiamo, dichiariamo finito il nostro ruolo con quella consapevolezza delle cose che sono.
Dopo , e qui viene il bello , dopo gettiamo la spugna, e ci ritiriamo quali asceti in una sorda e recriminosa constatatzione della realtà, come se non ci riguardasse. Del resto il discorso comune tra noi è il solito "ma chi me lo fa fare", oppure ancor peggio " ma nessuno lo fa, perchè proprio io ? "
Siamo dunque non protagonisti, non saliamo sul palco, non accendiamo i riflettori su di noi , amiamo l'ombra e la comodità della platea al buio.
Siamo seduti , guardiamo lo spettacolo atroce, fischiamo, urliamo , ma sempre nell'ombra, in seconda fila..e sempre un pelino piu' piano del nostro vicino che ci siede affianco.
Non protagonisti della nostra vita e neanche delle nostre decisioni. In sostanza ci lasciamo vivere, e viviamo una vita non nostra.
Ancor più negli ultimi tempi siamo astanti di un baratro, ma nulla ci sconvolge, nulla ci spinge ad alzarci e chiedere almeno un "perchè".
Non protagonisti viviamo e non protagonisti moriamo.
In altri termini parvenze e fantasmi di esistenza.
Ogni sera dovremmo rileggere l'affermazione della CEI , che riguarda in primo luogo la condizione del sud, ma io credo cenza tema di smentita di poter allargare a tutti noi uomini tale condizione. Oramai siamo tutti immersi in questa melassa truce, e maleodorante.
Ne siamo consapevoli, ma ci manca la volontà (non la forza) di tirarcene fuori. Morti viventi che si peritano di dichiare : Lei non sà chi sono io !!
Lo so benissimo : Lei è un cadavere consapevole e non protagonista.

1 commento:

  1. Hai ragione. La questione, già da tempo, non riguarda più solo il Sud, ma l'Uomo in generale. L'indifferenza al male (che può essere la mafia, come la corruzione) è diventata abitudine perchè ci fa molto comodo così. Impegnarsi in prima persona costa e quasi più nessuno è disposto a spendere di suo.
    L'indifferenza è un cancro che sta divorando lentamente le coscienze degli uomini. Non ce ne rendiamo conto perchè tutto passa in sordina: il rumore infastidisce. Il non protagonismo condannerà gli uomini ad essere ombre mute, larve senza midollo disposte a strisciare dietro ad un qualsiasi pifferaio magico.

    Bel post, grazie per lo spunto di riflessione

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