domenica 12 febbraio 2012

..e una domanda a quelli di oggi!

(foto da biteyourapple)

..e voi dove siete cazzo!


Se quelli del '68 sono sciolti come neve al sole (anche se di neve in questo periodo siam pieni), dobbiamo obiettivamente considerare che quelli di "oggi" non sono proprio mai nati. 
Si dirà che si potrebbe ricondurre il tutto al fatto che la generazione del '68 ha tradito i suoi ideali , e il suo spirito. Infatti i contestatori di un tempo oggi , oltre ad essere classe dirigente, sono anche genitori, educatori, tutor , e i giovani di oggi sono figli di quella mentalità, purtroppo ,"avariata" che conduce a questo stato di cose. 
Dove siete ragazzi ?  io non vedo in giro giovani leve che abbiano una qualunque idea, o una qualunque proposta magari una incazzatura da portare sul tavolo della contrattazione sociale. Eppure siamo in uno stato di cose ben peggiore di quello degli annni '70. Ma mentre a quel tempo c'era un ribollire di pensieri , di cervelli che magari anche falsamente, producevano una fucina sempre accesa di affermazione, oggi c'è un silenzio direi tombale, una sorta di cappa tenebrosa che ammanta le idee, le volontà e perfino la voglia di divertimenti dei giovani di oggi. 
Appunto dove siete giovani, con le vostre forze, con la vostra testa, con il vostro sacrosanto diritto di affermare che il futuro è vostro ?
Penso a questo punto  che la generazione sessantottina abbia perpretato il più grande crimine (nonostante ciò che afferma Paolo Barnard) non è il crimine dell'economia moderna, ma è l'uccisione della nuova generazione che inizia proprio negli ambiti familiari. 
Famiglie formate da coloro che un tempo contenstavano, sono state la fucina silenziosa e ingannevole della formazione delle giovani leve che oggi sono il tessuto su cui si dovrebbe reggere il mondo di domani. 
Ed ecco che oltre ad aver tradito se stessi, questi genitori hanno tradito i loro figli, togliendo , magari come si suol dire , per troppo amore, quella speranza di luce e di affermazione sociale.Ma è vero amore quel tipo di amore ? 
Famiglie preoccupate di creare la culla morbidosa, dove tutto è sicuro, dove tutto è dovuto, e soprattutto dove tutto è facile. Del resto negli anni del progresso facile veniva naturale fare i genitori del "tutto dovuto" come una rivendicazione della vita di successo.
Coloro che un tempo brandivano le bandiere della contestazione, hanno ceduto il campo alle tentazioni di  comprare tutto a "costo zero"; facile e anche comodo, accontentare quei ragazzi,da cui gli adulti man mano si stavano allontanando sempre più spesso. I contestatori del '68  si andavano immergendo sempre più del mondo della "crescita continua" , delgli "utili in salita" dei grafici aziendali  di "business di successo". Presi da questo compito esclusivo hanno pensato bene di ammorbidire la propria coscienza del comportamento familiare  con elargizione di "benefit come premio ai propri figli".
Ed è paradossale come quegli uomini che contestavano il sistema , affermando il diritto di gestire il proprio tempo, in seguito abbiano creato un mostro di società che proprio di quel tempo fa scempio . Uomini sempre più fuori dalla famiglia, e figli sempre più esclusi dalle strade. I mezzi di questo mostro fagocitatore ?  Internet, melafonini, auto,moto social network, console di giochi , e soldi in tasca. Ecco il modello familiare perseguito da quelli del '68,un modello indubbiamente di successo. 
Dall'altro lato, un sistema di educazione (familiare, scolastico, sociale) sempre più assente e privo di contenuti, adulti sempre troppo impegnati per potersi preparare opportunamente al compito. E quindi giovani sempre più appiattiti su posizioni vuote di pensiero, conoscenza e spirito di iniziativa. 
Abbiamo giovani brandizzati "Apple" , e il ragionamento sempre più diffuso è  "se non hai un iPhone sei out"; se non usi un "iPad" sei out.  E il discorso è stato sempre più sospinto verso il mezzo , piuttosto che verso i contenuti. Telefonini, tablet, sempre più potenti , ma parole da dire tramite questi gioielli tecnici sempre più vuote.  Di cosa parlano i giovani di oggi ? ...di niente, del vuoto più assoluto. 
Parlano dell'ultimo modello come un sogno da conquistare, parlano dell'ultimo scatolotto da prendere assolutamente, perchè quello che si ha in tasca , seppur di giovane vita, è già passato. Il sistema che etichetta come vecchio qualcosa che ha solo pochi mesi di vita.  E questo succede non solo per il mondo della comunicazione, tutti il sistema consumistico si regge su questo assioma. Quando si compra un oggetto , tale oggetto è già vecchio nel momento stesso dell'acquisto, e DEVE esser sostituito da un modello nuovo. Il sistema industriale si regge solo su questo: vendere , vendere  non importa quale schifezza, ma vendere. 
E così abbiamo Telefoni, computer, auto,moto,navi, elettrodomestici intelligentissimi, vestiario, sempre più aggiornati e sempre più inutili. Oramai , con la crisi, anche impossibili da acquistare, per cui apportatori di "depressione da acquisto impossibile".
Complimenti a quelli del '68 e seguenti, per il successo di questo sistema sociale. Indubbiamente un grande obiettivo raggiunto, l'anientamento delle coscienze e dello spirito di iniziativa. 
Per questo giovani dove siete, forse è una domanda mal posta. Dovremmo prima capire  dove sono i genitori, e forse poi magari trovare dove sono i ragazzi. 

3 commenti:

rosso vermiglio ha detto...

Parecchio provocatorio il tuo post. Ti dirò. Credo non sia giusto fare di tutta l'erba un fascio. Conosco giovani che niente hanno a che fare con l'immagine opaca che tu descrivi. E' che dei bravi ragazzi nessuno parla. Non fanno notizia.
Però.
Giusto all'ultima riunione A.V.O., il volontariato ospedaliero, una bella conferma per me. Ragazzi pieni d'entusiasmo, voglia di proporsi, spirito d'iniziativa, gioia di donarsi gratuitamente.
Lo stesso fanno quei giovani che lavorano (gratuitamente pure) perchè il loro territorio non sia distrutto dalla cementificazione selvaggia, pericolo serio ed imminente. Questi discutono, protestano, scendono in strada, usano le nuove tecnologie per far sentire il loro dissenso al mondo intero, Tv e giornali compresi.
Eccezioni? Forse. Ma per fortuna sono TANTE eccezioni che non voglione essere confuse con quei giovani che tu hai descritto nel post.

garimar ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
garimar ha detto...

@rosso vermiglio i miei post sono sempre delle provocazioni. Ma vorrei mettere in evidenza che sul serio non c'è in giro nessun segno di movimenti e/o pensieri in quel tessuto sociale che dovrebbe rappresentyare la base su cui edificare il futuro. Tu mi parli di volontoriato, di fasce di giovani preparati e dediti, di ricercatori e quanto altro. Ma io parlo di una NAZIONE di 60 milioni di abitanti che ha bisogno di un futuro. E non possono esser i volontori senza una base alle spalle a sostenere l'urto. Si il volontariato sopperisce a molte cose, non ultimo anche affrontare le emergenze...ma è così che si va avanti ? MA ci rendiamo conto che nella vicina Grecia le cose stanno andando a scatafascio e qui da noi poco ci manca? O sul serio si pensa che i nostri pronipoti dovranno vivere come schiavi per pagare debiti di cui non si conosce la vera causa? Questo è quel che sostengo, qui non si tratta di vivere si tratta di assicurare una sopravvivenza proprio a quei giovani. a tutti i giovani e futuri nascituri. Finchè risponderemo con ambiti limitati (come ad esempio i vari volontariati) non arriveremo mai a capo di nulla. Io non vedo questa coscienza generale in giro per il paese. Si ci sono molti giovani preparati e anche propositivi, ma la base del paese, il vero movimento popolare è al di la da venire. Quanti sono i giovani che sul serio si impegnano e cercano di smuovere le acque ? , un milione ? due milioni ? ..ok ti do per buono i 2 milioni...e gli altri 58 milioni che fanno ???? sono numeri enormi...che non possiamo affrontare con il solo esempio dei volontari. Le Tante eccezioni di cui tu parli sono INSUFFICIENTI per sostenere un paese e soprattutto assicurare un FUTURO. Non sono sufficienti. Non c'è una presa di coscienza generale, si pensa sempre e ancora con quel famoso : io speriamo che me la cavo. Magari vorrei sbagliarmi, non per me che sono come dire quasi out, ma proprio per queste giovani leve che vedo mal messe.