domenica 16 maggio 2010

Gli uomini del fare


Paura....

Periodo travagliato .
Vicende note, lavoro compromesso, futuro incerto, sacrifici inutili , orizzonte familiare nero.
Nell'aria in questi giorni di maggio , accompagnati non ultimo anche dalle condizioni meteo lontane da quelle che sono le medie stagionali, la rabbia .
Questa compagna ha intriso i nostri cuori di fronte a comunicati stampa , discussioni e osservazioni, blog, giornali e mail di comunicazione sociale. Allarme, chiamata alle armi, e aiuti di personaggi più o meno noti sono stati invocati dalla folla. Insomma un mare in tempesta, le cui acque sferzate dal vento dell'incertezza , vento che man mano è cresciuto fino a scompigliare i nostri capelli e i nostri pensieri. Sempre più palpabile, infine , si è reso evidente l'arrendevolezza del cuore, di fronte al maglio pesante dell' ineluttabile realtà.
Si continuano a leggere negli occhi delle persone incertezza e pregiudizio. In generale si legge paura, paura verso ogni cosa , paura verso la più semplice azione.
Riunioni e dibattiti sono stati pervasi da questo senso comune di paura per l'azione, e per il futuro da dover subire in ogni caso .
In buona sostanza, quello che emerge evidente , più in generale in ognuno di noi abitanti del mondo occidentale , è il senso di impotenza e il senso di disastrosa paura verso il domani.
Se da un lato quando la rabbia prende il sopravvento si è avuto un guizzo di vivacità, di affermazione del proprio io , dell'affermazione della "persona" e non dello schiavo, dall'altro lato tale guizzo è pur sempre stato di breve durata , o dirottato esclusivamente verso azioni di facciata , da palco, che poco hanno a che fare con la vera tattica di battaglia.
Il concetto è molto semplice, per quanto si cerchi di non diffondere allarmismo, per quanto a livello generale giornali, televisioni e perfino trasmissioni dichiaratamente non "politicamente corrette" cerchino di avere un atteggiamento soft verso il disastro sociale che ci stà avvolgendo, occorre rendersi conto che siamo sulle barricate, siamo in guerra e ci saranno morti e feriti.
Non dobbiamo illuderci che siamo fuori pericolo, che il peggio sia alle nostre spalle, che in qualche modo ce la faremo.
Si vede lampante l'atteggiamento della persona media, quale noi tutti siamo.
Un grande parlava di uomini, ominicchi e quaquaraquà e dipingeva con acume profondo l'essere civile moderno. Appunto ora viene da chiedersi , senza al solito additare gli altri, io cosa sono ?
Un uomo , un ominicchio o un quaquaraquà?.
Sull'esser quaquaraquà abbiamo avuto evidenza di come tutti siamo pronti a declamare, a fare annunci e anche a infervorarci accusando col dito indice puntato , come un arma, l'altro. Siamo i più bravi a declamare e leggere grandi affermazioni di civiltà e di principio. Poi siamo anche ominicchi nel vero senso del termine, perché dietro le scene, intraprendiamo azioni di accomodamento e di ricerca personale del proprio vantaggio, avulse dal contesto generale.
Spesso indichiamo i politici come maestri del proprio interesse personale, dimenticandoci che noi stessi , siamo pronti , prontissimi a intessere personalissime ragnatele per il solito e vecchio detto: "mi coltivo il mio orticello personale".
Quindi delle tre categorie possiamo ambire al massimo a esser catalogati nelle due basse. In quanto alla categoria degli uomini , quella la dobbiamo proprio dimenticare. L'uomo moderno è incapace di essere e affermare la propria umanità. Siamo lontani anni luce dal seguire un dettame universale : "beati coloro che hanno affermato ciò che avrebbero fatto , e poi l'hanno fatto davvero".
Dopo il tempo degli annunci e delle grida viene sempre il tempo del silenzio, ed è il tempo in cui gli uomini agiscono. Il tempo in cui gli ominicchi e i quaquaraquà si eclissano. Agli uomini rimane di "fare" e non parlare.
A coloro che si impegnano per la propria vita e per il proprio valore di "persona" rimane solo questo , il resto sono solo facciate che crollano col tempo , lasciando a nudo il vero essere presente in tutti noi : l'essere pieno di paura.
Avere paura non è un male in senso lato, non è mai stato un elemento negativo la paura, tutti sappiamo bene che i supereroi esistono solo nei fumetti; il problema è decidere se la paura debba o meno diventare la signora della nostra vita. Il problema è solo questo.
Il problema è guardare negli occhi i propri figli e dire : ho fatto ciò che ritengo giusto per voi e per me!

3 commenti:

made ha detto...

Ormai è sotto gli occhi di tutti noi che siamo in uno ‘stato di emergenza’ che minaccia il nostro ‘stato di incolumità personale’.
I problemi che ci attanagliano trasudano paura con la conseguente paralisi del «fare».
Paura di non riuscire più a prevedere cosa accadrà nell’immediato futuro.
La paura di aver paura.
A questo sentimento negativo si associano disincanto, cinismo e opportunismo(il famoso proprio orticello!!)
Allora per non soccombere all’’apocalisse personale’ non ci resta che ‘addomesticare’ la paura, per riuscire a far irrompere l’impossibile nel possibile.
Complimenti per l’ottimo articolo!!!!

rosso vermiglio ha detto...

Si, l'aria che respiriamo è intrisa di paura perchè viviamo nell'incertezza, quell'incertezza che non puoi controllare perchè è fuori dal nostro agire/sentire quindi ancora più temibile. Ti disorienta, ecco. E' come sentirsi in un mare in tempesta e non saper dove attraccare. Troppi, veramente troppi, punti di domanda a cui non seguono risposte. Come si fa a ritrovare un pò d'ottimismo che ci incoraggi ad affrontare la giornata? Partendo da noi stessi, non c'è altra strada. Siamo l'unica forza su cui possiamo contare se vogliamo difendere i nostri valori. Non credo che tutti gli uomini moderni abbiano perso la capacità di essere e di agire anche per il bene comune. E' che spesso lo fanno in silenzio. E certe notizie comunque non fanno rumore com'è giusto che sia.
Agire e non dire, ecco il suggerimento che mi trova concorde. E i nostri figli capiranno dall'esempio, non dalle parole.

rosso vermiglio ha detto...

P.S. mi piacciono molto i tuoi post