lunedì 22 marzo 2010

La mia vita

(foto di Garimar)

Il Dipendente

Ho trascorso la prima parte della mia vita ( direi più della prima parte) attenendomi ad un unico principio universale : l'onestà della propria coscienza.

Questo valore l'ho appreso per strada , man mano che avanzavo nei sentieri di quella che di solito definiamo vita. Ho sempre avuto un profilo basso , pur passando attraverso le manifestazioni del '68, pur osservando l'avvento dell'emancipazione , pur contribuendo ai movimenti new age, il mio profilo è sempre stato basso, il profilo di chi cerca di capire il perchè, e magari trovare qualche piccolo rimedio , per traguardare un obiettivo comune.
Ho altresì passato l'epoca dei figli dei fiori, l'epoca dei grandi raduni rock e hippyes con la speranza di un mondo migliore, un mondo rispettoso, un mondo verde , un mondo migliore per le genarazioni future.
Ho attraversato i tempi dei capelli lunghi, delle barbe fluenti , e dei primi movimenti ascetici appena allora affacciatisi sulla costa occidentale.
Diciamo che ho attraversato l'era dei sogni, delle speranze in cui tutto sembrava possibile e fattibile. L'epoca in cui tutti noi dicevamo : noi ce la faremo.
Son passati decenni, e mi ritrovo come dire , in una landa desolata.
Vento e pioggia sferzano la terra arida, e intorno cieli grigi incombono sull'animo.
Nessuno a portata di vista, e solo esoscheletri di umanità si intravedono tra le gocce sferzanti.
Mi volto , sforzo la vista, ma non riesco a vedere niente, non riesco a trovare niente, tutto ciò che posso percepire è un vuoto assoluto . Mi ritrovo dopo decenni a vivere una vita non mia, in un mondo non mio, con abitudini non mie, e sopporto decisioni non mie. Mi ritrovo a combattere guerre non mie, mi ritrovo ad accettare programmi non miei, ad acquistare beni non miei , mi ritrovo a respirare aria non mia.
Mi fermo un attimo e mi chiedo dove sono tutti quei sogni e tutti quegli amici che come me sognavano le stesse cose. Dove sono ?
Dove sono quelle masse enormi di giovani che cantavano e speravano all'unisono in un mondo più a misura ?
Eppure se guardo bene, e cerco bene, son cosciente che gli stessi avulsi fantasmi di uomini che sono assisi al posto di comando non sono altro che quegli stessi amici che con me hanno condiviso musica e sogni. Ma che fine hanno fatto ?
Cosa ne hanno fatto della loro vita e a cosa si son son piegati ?
Hanno ceduto e come schiavi all'impeto sessuale di energumeni dotati si son aperti . Potere ,denaro e convenienza.
Denaro e convenienza che hanno comprato l'anima e il sesso in nome di un progresso sociale e tecnologico che ha reso schiavo e nudo il mondo.
Son quegli stessi che erano nella piana del concerto a dettare ora le leggi e le regole per affamare i tanti e porre in schiavitù i molti. Rubare il barlume del sorriso per poter affermare :io sono - anzi - sono io.
Grandi imprenditori e finanzieri al comando di navi che poi essi stessi affondano per puro piacere di passare a condurre altre navi. Come in un grande gioco di monopoli dove noi siamo le pedine e i denari fruscianti son di pochi , pochissimi.
Mi guardo attorno e non vedo nessuno, come nella piana di Matrix , menti e coscienze addormentate al cloroformio della TV e alla tossina velenosa dell'informazione mediatica. Esoscheletri di umanità, che han dimenticato perfino cosa sia l'esser se stessi.
Esser se stessi per una volta , per rispetto , per orgoglio verso la propria vita, verso il proprio destino rovinato da altre menti, altre braccia, altri stomaci. Destino di folle deciso a tavolino per puro gioco del monopoli , con la sicurezza che comunque vada i pochi ce la faranno.
Ed ecco che quel "ce la faremo" dei molti , onesto, pulito, sincero , è diventato il "ce la farò" di pochi, pochissimi potenti racchiusi in lussuose residenze e auto oscurate per non far veder il loro volto sorridente di fronte all'esercito dei depressi.
Ci han rubato anche quel nostro "ce la faremo".
Il piu' grande furto universale , bestiale e diabolico. Il furto delle speranze e del diritto degli onesti ad avere una vita migliore.
Mi guardo attorno e ancora il vento e la pioggia sferza la landa desolata. Neanche un barlume di speranza rimane in me , e quel "ce la faremo" rimane solo un ricordo di luce di candela che non serve neanche a riscaldare un cuore spento.
Ci han rubato tutto , anche il pensiero , la gioia e la libertà del pensiero , dato che non abbiam neanche la forza di ragionare con la nostra testa e decidere con la nostra testa .
Fare una cosa perchè la riteniamo giusta indipendentemente da ciò che pensa qualcun altro .
Fare perchè lo riteniamo giusto per noi e per il nostro pensiero.
Anche questo ci han rubato, la capacità di presentarsi come esser pensante. Avendoci imposto di uniformarci alla massa e al pensiero comune, che proprio perchè comune...è indotto
e quindi non sincero.
La vita del dipendente. Da dipendente è vissuto e da dipendente è morto senza neanche aver la forza di dire : io sono - anzi - sono io!!!

4 commenti:

rosso vermiglio ha detto...

Una riflessione amara, ma piena di verità e a cui non si può obiettare nulla. Questa è la stramaletta vita!

garimar ha detto...

questo articolo è stato pubblicato anche su

"Politica Channell"

http://politica.eventitalia.tv/index.php?option=com_content&view=article&id=141:lettera-molto-aperta-di-un-dipendente-telecom-italia&catid=1:nazionali&Itemid=50#josc29

made ha detto...

Sei troppo forte!!!!!!!!!!!!!!!..........BRAVOOOOOOOOOOOOOOOO

Parole
verissime che rappresentano non solo il tuo animo, ma l'animo di tutti coloro che credevano in un futuro migliore e dopo aver venduto all'anima all'onestà e alla rettitudine, si sono trovati con un pugno di mosche tra le mani!!!!
Purtroppo le spighe di grano crescono con la gramigna e in questo momento storico, di sbandamento totale, si raccoglie solo gramigna, lasciando le spighe a seccarsi da sole!!!

SQUADRA INFO ha detto...

Stupendo