mercoledì 31 marzo 2010

CUI PRODEST


OK Panico!

Riportiamo una serie di "amenità" che hanno portato all'attuale confusione di intenti e di strategie , in quella che "era" una delle più grandi realtà aziendali italiane, e che manager e finanzieri di indubbio valore , hanno ridotto nell'arco di neanche un decennio (o poco più) in una baracca cadente e pure sporca.

Di seguito dei link su ciò che si è scritto e/o affermato in merito alla vicenda TELECOM in questi ultimi giorni.
Un veloce escursus nel blog può riportare all'attenzione vecchi articoli per memoria di questa vicenda che ha antiche origini.

29 marzo 2010 su Repubblica.it compare l'articolo "IL TENENTE DROGO NELLA FORTEZZA TELECOMITALIA" da cui estraiamo la conclusione di Massimo Giannini "A chi conviene lasciarla deperire così?" riferita alla situazione attuale dell'azienda.

La risposta non si è lasciata attendere, evidenziando che lo scritto di Giannini ha posto una domanda di innegabile valenza, probabilmente mettendo a nudo nervi scoperti.
Dalla risposta dell'AD di TELECOMITALIA, la stampa a vario titolo ha riportato stralci e considerazioni.
Un simpatico passatempo è leggere quanto è comparso su internet in ordine sparso

"Che ne sarà di telecomitalia ? " da key4biz a firma Alessandra Talarico

"Non perde nè valore nè rilevanza strategica" affermazione di F. Bernabè riportata da Primaonline Comunicazione

"Non scorporeremo la rete" altra affermazione messa in evidenza da TeleComunicazioni

"Telecomitalia, partono le giornate di controinformazione" l'iniziativa dei lavoratori e sindacati messa in evidenza da Rassegna.it

Bene sono tutte letture interessanti e ci fanno rendere conto come in Italia attualmente vengano affrontati problemi rilevanti , al di là di spot televisivi e proclami di trionfi sociali.

Ora è pur vero che la situazione è drammatica a causa della situazione debitoria ( ma anche questa magari...voluta ? ) , è pur vero che occorre far fronte all'evasione fiscale emersa con le indagini su Sparkle, per cui occorre raccattare un pò di liquidità, ("La Fortezza TELECOM" da Repubblica.it), si parla di circa 600 mln di € da raccattare magari vendendo TELECOM ARGENTINA .
Ma è pur vero che occorrerebbe chiedere ragione di particolari manovre.
Perchè non chiedere alle passate gestioni conto di malefatte accertate ? in fondo quei manager non hanno forse intascato laute ricompense per successi tanto decantanti quanto fraudolenti ?
E perchè non chieder ancor piu' a ragione all'attuale management come mai si son svenduti pezzi pregiati a prezzo scontatissimo senza alcuna apparente ragione ? vedi la vendita di HANSENET a 900 mln di € a fronte di un valore di 1,45 mld di €. Non è questo un massimo punto di attenzione ?

Sig. AD cosa ha da dichiarare in proposito ? CUI PRODEST egregio Sig. AD ?

lunedì 22 marzo 2010

La mia vita

(foto di Garimar)

Il Dipendente

Ho trascorso la prima parte della mia vita ( direi più della prima parte) attenendomi ad un unico principio universale : l'onestà della propria coscienza.

Questo valore l'ho appreso per strada , man mano che avanzavo nei sentieri di quella che di solito definiamo vita. Ho sempre avuto un profilo basso , pur passando attraverso le manifestazioni del '68, pur osservando l'avvento dell'emancipazione , pur contribuendo ai movimenti new age, il mio profilo è sempre stato basso, il profilo di chi cerca di capire il perchè, e magari trovare qualche piccolo rimedio , per traguardare un obiettivo comune.
Ho altresì passato l'epoca dei figli dei fiori, l'epoca dei grandi raduni rock e hippyes con la speranza di un mondo migliore, un mondo rispettoso, un mondo verde , un mondo migliore per le genarazioni future.
Ho attraversato i tempi dei capelli lunghi, delle barbe fluenti , e dei primi movimenti ascetici appena allora affacciatisi sulla costa occidentale.
Diciamo che ho attraversato l'era dei sogni, delle speranze in cui tutto sembrava possibile e fattibile. L'epoca in cui tutti noi dicevamo : noi ce la faremo.
Son passati decenni, e mi ritrovo come dire , in una landa desolata.
Vento e pioggia sferzano la terra arida, e intorno cieli grigi incombono sull'animo.
Nessuno a portata di vista, e solo esoscheletri di umanità si intravedono tra le gocce sferzanti.
Mi volto , sforzo la vista, ma non riesco a vedere niente, non riesco a trovare niente, tutto ciò che posso percepire è un vuoto assoluto . Mi ritrovo dopo decenni a vivere una vita non mia, in un mondo non mio, con abitudini non mie, e sopporto decisioni non mie. Mi ritrovo a combattere guerre non mie, mi ritrovo ad accettare programmi non miei, ad acquistare beni non miei , mi ritrovo a respirare aria non mia.
Mi fermo un attimo e mi chiedo dove sono tutti quei sogni e tutti quegli amici che come me sognavano le stesse cose. Dove sono ?
Dove sono quelle masse enormi di giovani che cantavano e speravano all'unisono in un mondo più a misura ?
Eppure se guardo bene, e cerco bene, son cosciente che gli stessi avulsi fantasmi di uomini che sono assisi al posto di comando non sono altro che quegli stessi amici che con me hanno condiviso musica e sogni. Ma che fine hanno fatto ?
Cosa ne hanno fatto della loro vita e a cosa si son son piegati ?
Hanno ceduto e come schiavi all'impeto sessuale di energumeni dotati si son aperti . Potere ,denaro e convenienza.
Denaro e convenienza che hanno comprato l'anima e il sesso in nome di un progresso sociale e tecnologico che ha reso schiavo e nudo il mondo.
Son quegli stessi che erano nella piana del concerto a dettare ora le leggi e le regole per affamare i tanti e porre in schiavitù i molti. Rubare il barlume del sorriso per poter affermare :io sono - anzi - sono io.
Grandi imprenditori e finanzieri al comando di navi che poi essi stessi affondano per puro piacere di passare a condurre altre navi. Come in un grande gioco di monopoli dove noi siamo le pedine e i denari fruscianti son di pochi , pochissimi.
Mi guardo attorno e non vedo nessuno, come nella piana di Matrix , menti e coscienze addormentate al cloroformio della TV e alla tossina velenosa dell'informazione mediatica. Esoscheletri di umanità, che han dimenticato perfino cosa sia l'esser se stessi.
Esser se stessi per una volta , per rispetto , per orgoglio verso la propria vita, verso il proprio destino rovinato da altre menti, altre braccia, altri stomaci. Destino di folle deciso a tavolino per puro gioco del monopoli , con la sicurezza che comunque vada i pochi ce la faranno.
Ed ecco che quel "ce la faremo" dei molti , onesto, pulito, sincero , è diventato il "ce la farò" di pochi, pochissimi potenti racchiusi in lussuose residenze e auto oscurate per non far veder il loro volto sorridente di fronte all'esercito dei depressi.
Ci han rubato anche quel nostro "ce la faremo".
Il piu' grande furto universale , bestiale e diabolico. Il furto delle speranze e del diritto degli onesti ad avere una vita migliore.
Mi guardo attorno e ancora il vento e la pioggia sferza la landa desolata. Neanche un barlume di speranza rimane in me , e quel "ce la faremo" rimane solo un ricordo di luce di candela che non serve neanche a riscaldare un cuore spento.
Ci han rubato tutto , anche il pensiero , la gioia e la libertà del pensiero , dato che non abbiam neanche la forza di ragionare con la nostra testa e decidere con la nostra testa .
Fare una cosa perchè la riteniamo giusta indipendentemente da ciò che pensa qualcun altro .
Fare perchè lo riteniamo giusto per noi e per il nostro pensiero.
Anche questo ci han rubato, la capacità di presentarsi come esser pensante. Avendoci imposto di uniformarci alla massa e al pensiero comune, che proprio perchè comune...è indotto
e quindi non sincero.
La vita del dipendente. Da dipendente è vissuto e da dipendente è morto senza neanche aver la forza di dire : io sono - anzi - sono io!!!

sabato 20 marzo 2010

Per capire il meccanismo delle esternalizzazioni

Delinquenti

Non ci sono altre parole per definire le scelte tattiche e strategighe aziendali del mondo moderno.
Sono solo delinquenti rassicurati dalle loro grandi parole, confortati dalle roboanti sigle inglesi , inbellettati dai loro documenti pieni di grafici e percentuali e previsioni .
Delinquenti , nessun altra parola può definire simili personaggi , e se ognuno di noi crede in qualcosa, ebbene anche per tali personaggi verrà il giorno in cui sarà chiesto il fio.

Per i normali cittadini che non vogliono addormentarsi al sonnifero proposto da istituzioni e giornali ( tutti asserviti) e tv (tutte facenti capo agli stessi capi) , rimane solo una speranza di informazione.
Informazione per capire il perchè delle cose e come considerare ciò che accade.

Una chiara e illuminante esposizione delle attuali manovre aziendali italiane, proposte da LIDIA UNDIEMI

domenica 14 marzo 2010

Lettera aperta al Dott. Franco Bernabè AD di TELECOMITALIA

Lettera aperta dei lavoratori e lavoratrici di IT OPERATION di Telecom Italia intendono inviare all' AD Franco Bernabè, in occasione della comunicazione per la cessione del ramo d'azienda ad SSC. Comunicazione ricevuta via raccomandata, con data 4 marzo, che comunica che "non prima del 31 marzo" questa cessione sarà operativa. Soltanto il giorno prima, il 3 marzo, l'Amministratore Delegato aveva inviato un'altra lettera ai dipendenti Telecom Italia S.p.a. per informarli delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto Telecom Sparkle ....

Egr.Dott. Franco Bernabè,

siamo un gruppo di lavoratori e lavoratrici appartenenti ad IT Operations di Telecom Italia S.p.A.

Ci rivolgiamo a Lei con questa lettera aperta per esternarLe tutta la nostra incredulità, i nostri dubbi ed i timori per il futuro che attende noi, le nostre famiglie e, se permette, la stessa Telecom Italia S.p.A.

Prendendo spunto dalle ben note vicende giudiziarie che hanno coinvolto Telecom Sparkle – e verso le quali, sia ben chiaro, nessuno di noi ha la benché minima responsabilità – Lei, in qualità di AD, ha sentito il dovere di inviare a tutti i dipendenti in data 3 marzo 2010 un'apprezzabile lettera in cui ribadiva l'impegno profuso nell'ultimo biennio per fare pulizia interna e predisporre gli strumenti idonei affinché non abbiano più a ripetersi episodi come quelli verificatisi nel passato e che tanto hanno nuociuto alla reputazione della nostra Azienda.

Nella medesima lettera Lei ha richiamato più volte concetti condivisibilissimi quali:

  • la priorità della tutela dei dipendenti e degli azionisti;
  • il costruire con il lavoro di tutti i giorni la fiducia dei nostri clienti;
  • lo svolgere il proprio lavoro seriamente e responsabilmente non solo raggiungendo gli obiettivi, ma anche riconoscendo e operando nel rispetto dei valori etici del nostro Gruppo;
  • l'impegno verso i clienti nella fornitura di un servizio di più alta qualità, con migliori assistenza e trasparenza;
  • l'impegno verso l'Autorità di regolamentazione della concorrenza del nostro contributo allo sviluppo di un mercato delle telecomunicazioni efficiente, competitivo ed equo;
  • il puntare sulla nostra professionalità e sulle nostre competenze.


La lettera si concludeva con un invito - che noi riportiamo con le Sue testuali parole - “a continuare ad impegnarvi nella consapevolezza che l'azienda di cui fate parte, di cui facciamo parte, è un'azienda solida, seria e i cui comportamenti sono e continueranno ad essere allineati con gli ambiziosi risultati che ci siamo prefissati...... Telecom Italia è un patrimonio che appartiene a tutti noi e dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre facoltà per continuare a salvaguardarne le competenze e per garantirle un futuro prospero”.

Belle parole, indubitabilmente, Dott. Bernabè.

Peccato però che il giorno successivo, 4 marzo 2010, sia pervenuta comunicazione formale alle organizzazioni sindacali della decisione di Telecom Italia di cedere il ramo d'azienda rappresentato dalla Funzione “IT Operations” a Shared Service Center S.r.l. (SSC), controllata da Telecom Italia S.p.A. che ne è pure, di fatto, l'unico committente.

L'intento espressamente dichiarato è quello di mantenere in Telecom Italia le attività di indirizzo e progettazione informatica e di lasciare ad SSC quelle operative (sostanzialmente sviluppo sw, ma non solo). Chiaramente SSC dovrà “progressivamente offrire i propri servizi end to end allineandosi ai best performer del mercato in termini di costi e qualità”. A tale scopo la medesima SSC “dovrà avviare tutte le iniziative di razionalizzazione dei propri costi industriali, compreso l'efficientamento dell'organico in forza, al fine di conseguire i livelli di competitività necessari”.

Comprenderà Dott. Bernabè, che il razionarizzare i costi efficientando l'organico comporta in noi, comuni lavoratori (e nelle nostre famiglie) che qui operiamo da 10, 20 o 30 anni qualche discreta preoccupazione.

Francamente non ci eravamo resi conto di essere i responsabili dell'impoverimento dell'Azienda, la causa principale dei suoi debiti e delle sue inefficienze.

Veda Dottore, quando sugli organi di stampa (L'Espresso n.10 dell'11/03/2010) si legge che un suo illustre predecessore, Riccardo Ruggiero, dal 2003 al 2006 ha percepito una retribuzione dai 3 ai 6 milioni di euro annui per poi uscire dall'azienda nel 2007 con un incentivo di 17,2 milioni, qualche piccolo sospetto sulle origini della situazione attuale a noi viene e a Lei?

Veda Dottore, quando si legge (sempre da l'Espresso n.10 dell'11/03/2010), che Telecom Italia paga circa 400 milioni di euro l'anno per l'affitto di immobili che prima erano di sua proprietà e poi sono passati a Pirelli Real Estate (nb sotto la presidenza di Marco Tronchetti Provera), qualche altro leggerissimo dubbio sulle cause delle difficoltà aziendali a noi viene ed a Lei?

Veda Dottore, il ramo d'azienda che Telecom Italia ha intenzione di cedere è composto da 2200 persone con alte professionalità e qualifiche tecniche; nondimeno esistono tra noi figure con le competenze in grado di valutare - aldilà dei propositi formali e delle rassicurazioni circa la solidità dell'azienda - i dati dell'ultimo bilancio non appena questo verrà approvato e reso pubblico.

Crediamo sia un nostro diritto sapere come stanno realmente le cose, per capire quali sono le prospettive future di Telecom Italia e di SSC, auspicando che nel contempo qualcuno ci spieghi come queste s'incardinano nel piano industriale.

Veda Dottore, citando il piano industriale le nostre menti corrono indietro ad anni neppure troppo lontani. Lei nel 2003 non c'era: in quell'anno le maggiori società che realizzavano sw per Telecom Italia, ossia Telesoft, Sodalia, Saritel, Netsiel (tutte S.p.A.) vennero incorporate in IT Telecom S.p.A. in modo da realizzare le sinergie operative, le razionalizzazioni e le ottimizzazioni che un unico polo informatico poteva garantire in un'attività definita “core” aziendale.

Nel 2005 tale comparto era ritenuto talmente vitale che la stessa IT Telecom veniva incorporata in Telecom Italia S.p.A.

Quello che sta avvenendo oggi è una drastica inversione di strategia, ma a questo punto abbiamo un quesito da sottoporLe: esiste in questa Azienda un coerente disegno strategico di medio-lungo periodo, svincolato dalle contingenze dell'immediato?

In tutta sincerità, Dottore, nel corso di questi anni abbiamo maturato qualche perplessità sulla conduzione manageriale, a vari livelli.

Non è questa la sede per trattare di argomenti quali la definizione degli obiettivi da raggiungere, le metodologie di misura adottate per quantificare la produttività o quelle per il riconoscimento dei meriti individuali.

Qui si intende sottolineare che nonostante tutti gli strumenti posti in essere i conti non tornano, e non ci sembra corretto che gli unici a pagare siano i soliti, cioè noi lavoratori.

Per inciso, abbiamo constatato come i due maggiori responsabili – in termini di gerarchia aziendale, beninteso - della nostra funzione (IT Operations/Software Factory) non siano stati interessati dalla cessione: evidentemente le loro indubbie capacità continueranno ad essere più proficuamente impiegate in Telecom Italia S.p.A. piuttosto che in Shared Service Center S.r.l., o magari potremo ritrovarli nel CDA di quest'ultima.

Le porgiamo i nostri saluti Dottore, con la speranza che si possa fare chiarezza e superare insieme questo momento difficoltà.

Sappia però fin da ora che saremo inflessibili e determinati nella difesa dei nostri diritti e del nostro lavoro.

I lavoratori e le lavoratrici di IT Operations.

giovedì 11 marzo 2010

Il mio parere personale

La presa di coscienza degli italiani

In questo periodo , meglio dire nel corso dell'ultimo anno, alterne vicende hanno attratto l'attenzione degli italiani , sui media comunicativi man mano abbiamo assistito a discussioni e dibattiti su questo o quel provvedimento, su questa o quella inchiesta, su questo o quello scandalo rivelato.
Tutti noi italiani abbiamo disquisito a torto o a ragione , su vicende italiche poco edificanti, quasi sempre portate all' attenzione dell'opinione pubblica per merito di indagini giudiziarie.
Nel corso degli ultimi anni il popolo italiano ha assistito come in un teatro ad una sorta di avanspettacolo avente per protagonisti di volta in volta escort, faccendieri, truffatori, finanzieri creativi, banchieri fraudolenti, manager infedeli, politici corrotti. E sempre più spesso, nell'ultimo periodo, si sono sentiti tra gli italiani discorsi di indignazione, di protesta , e in qualche caso anche di urla di rabbia. Movimenti virtuali e petizioni on-line si sono succedute a spron battutto quale segnale di forte dissenso. I social network padroni nell'indirizzare il movimento di protesta del popolo della rete. Gli italiani hanno visto di tutto , festini organizzati in palazzi costituzionali con amene fanciulle, voli di stato a disposizione di trasferimenti di amici e concertisti per animate riunioni di facoltosi potenti, intrattenimenti giullari da parte di nostri rappresentanti in occasioni di meeting internazionali, intercettazioni relative ad appalti per interventi di emergenza trattati come scambio per favori sessuali, scoperte di grandi frodi alimentari per cibi contaminati e mal conservati e spacciati per freschi e garantiti, blocco da parte di amministrazioni televisive di programmi e servizi di informazione politica, licenziamenti e cassa integrazione per tantissimi lavoratori con la scusa delle crisi mondiale, social card elargite a pensionati come aiuto per sbarcare il lunario e poi scoperte prive di fondi, annunci roboanti di riforme finanziare per rifondare le regole borsistiche e bancarie e poi dimenticate, e molto altro ancora.
Gli italiani hanno visto e sentito tutto questo e si sono inalberati, frustrati e depressi , si sono agitati sulle loro sedie e hanno alzato la voce col vicino per far sentire la propria opinione : tutti contrari, tutti indignati, tutti arrabbiati, tutti incazzati neri.
Nell' ambito lavorativo, negli ultimi tempi si è riflessa la situazione sociale nazionale, la crisi ha tirato fuori i denti , e ciò che poteva sembrare sicuro un tempo , all'improvviso è apparso traballante e incerto : il futuro lavorativo .
Anche in questo caso forti perplessità hanno cominciato a serpeggiare tra i lavoratori , e mugugni e incazzature sono state all'ordine del giorno. E qualcuno ha anche avuta la coscienza di rileggersi i passi salienti che hanno portato a questo stato di cose.
Ma gli italiani hanno una carattersitica, una sorta di capacità intrinseca dell'essere italiano.
Gli italiani sanno puntualizzare, dettare dei distinguo all'atto di far qualcosa in prima persona.
Al governo del "fare" ribattono con il popolo dei "distinguo".
Gli stessi italiani chiamati a far qualcosa, a dare un segnale a prendere posizione , iniziano a tentennare, la voce si abbassa, i mugugni si ammorbidiscono, i gesti divengono d'incanto meno plateali, e gli sguardi sfuggono.
Come biscia striscinate si fa strada nei discorsi la famosissima frase che ogni italiano pronuncia nella propria vita : mi conviene ?
Perchè il discorso è questo: fin quando si tratta di discutere, proclamare, e anche criticare, gli italiani sono prontissimi a fare di tutto per imporre la propria opinione, sono prontissimi a farsi portavoce del dissenso, di ergersi a paladini di un movimento, a dire no e no e ancora no.
Ma poi appena nasce l'esigenza di far seguire i fatti alle parole, ecco che d'incanto le forze si disperdono, i distinguo iniziano a serpeggiare come panico nelle coscienze sopite oramai da troppo tempo. I se e i ma e il si potrebbe si susseguono a ripetizione.
Come per la situazione generale italiana, anche nell' ambito lavorativo l'italiano è incerto, insicuro, confuso su quello che è giusto o non giusto fare.
Chiamato dagli eventi (che son sempre più grandi di lui) ad agire, si sperde come un bimbo di fronte un dirupo.
Abbiamo vissuto tutti noi sulla nostra pelle sopprusi, ingiustizie, azioni fraudolente, ne siamo coscienti, ne siamo testimoni in prima persona, ma non siamo capaci di indignarci seriamente e di agire di conseguenza, prendiamo sempre tempo , e cambiamo idea ogni cinque minuti incapaci di sostenere una giusta indignazione e di dare seguito alle proprie opinioni. Ci rimangiamo le parole continuamente , pretendendo da altri una rettitudine di idee e propositi che in primis siamo noi non saper mantenere.
Abbiamo perso la capacità di azione, del resto l'italiano non è mai stato un grande estimatore dell'azione e del contrasto. L'italiano è quello che agisce solo in zona cesarini, è quello che agisce solo come ultima chance prima di morire, anche nello sport l'italiano non dà mai il massimo se non all'ultimo minuto, quando tutto è oramai perduto.
E' un dato di fatto , fin quando è possibile evitare, l'italiano preferisce evitare, schivare, mediare, calcolare, magari dormire ancora un pò.
Questo capita , è capitato e stà capitando mentre tutto va a rotoli, e non solo nel campo larghissimo della politica (che in fin dei conti reputiamo sempre lontana da noi) , ma perfino quando è il nostro stesso ambito familiare/lavorativo che va a rotoli , ponendoci in una condizione di incertezza assoluta.
L'italiano preferisce distinguere e porsi in posizione di attesa.

sabato 6 marzo 2010

Primus inter pares

(immagine http://www.rgle.org.uk/MHC_MHCUSA.htm)

Le regole

Fatta la legge trovato l'inghippo ....non è forse la regola di tutti noi italiani ???? Ora facciamo i finti indignati...e disapproviamo...!!! ma siamo tutti noi i primi ad andare in deroga anche ai più elementari principi quando ci fa comodo....cioè...sempre!!! Primus inter pares...!!!! .... inter e non super partes !!!! .....

L'abuso di potere di Ezio Mauro



giovedì 4 marzo 2010

Lettera aperta ed efficientamento


Coincidenza o caso

Roma 3 marzo 2010 ,

l'Amministratore delegato di Telecom Italia scrive una lettera aperta a tutti i dipendenti con le proprie considerazioni sulle indagini che hanno coinvolto la consociata Sparkle e Fastweb.
(Lettera aperta da Repubblica.it)
Nella lettera tra le altre considerazioni si legge :

"....a chi come noi , pur svolgendo il proprio lavoro con la massima serietà e professionalità , si vede comunque accerchiato da questo assordante rumore di fondo."

"La nostra priorità è tutelare i dipendenti e gli azionisti del Gruppo"

"Dobbiamo continuare a puntare sulla nostra professionalità e sulle nostre competenze"

"...vi invito a continuare ad impegnarvi nella consapevolezza che l'azienda di cui fate parte , è un azienda solida , seria..."

"Telecom Italia è un patrimonio che appartiene a tutti noi e dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre facoltà per continuare a salvaguardarne le competenze per garantirle un futuro prospero."

Contemporaneamente viene emesso dalla OO.SS. il seguente comunicato (affaritaliani.it) :
COMUNICATO
TELECOM: NO A SOCIETARIZZAZIONE,


Il giorno 3 marzo 2010 Telecom Italia ha comunicato formalmente alle Segreterie nazionali di SLC FISTEL e UILCOM la decisione di non procedere più alla vendita di SSC, vertenza che era stata oggetto nei mesi scorsi di un lungo braccio di ferro tra azienda e sindacato.
Tale decisione si inserisce, a detta di Telecom Italia, nell’ambito di una riorganizzazione complessiva dell’informatica di gruppo che prevederà, già a partire dai prossimi giorni, l’apertura delle procedure di legge per la del ramo d’azienda denominato IT Operations composto da circa 2200 lavoratori oggi in Telecom Italia S.p.A. Tale nuova realtà lavorativa costituirà la “fabbrica” del software del gruppo, mentre le funzioni legate alla parte di progettazione dei processi informatici e di interfaccia con la nuova SSC rimarranno all’interno di Telecom Italia.
Sempre a detta dell’azienda, una volta realizzata la suddetta operazione di cessione di ramo, sarà necessario procedere ad operazioni di efficientamento per riportare il costo del lavoro a livelli paragonabili con quelli del mercato esterno.

Bene, ora sarebbe interessante sapere da Dott. Bernabè cosa intende esattamente per "salvaguardare patrimonio e professionalità", e soprattutto cosa intende con quel "rumore di fondo" che risulta una condizione ambientale che disturba il lavoro di tanti lavoratori.

A leggere bene tra le righe , il rumore di fondo non è tanto rappresentato da scandali e/o inchieste o notizie giornalistiche quanto da un assoluta assenza di piani industriali seri e programmi di rilancio o ( a leggere al contrario) da una assoluta presenza periodica annuale di riorganizzazioni e pubblicizzate cessioni che di certo non salvaguadano niente altro che non sia un profitto di azionariato e una dismissione di voci di spesa nel bilancio traballante.

Infatti per le organizzazioni dei lavoratori, l'intenzione di Telecom Italia è quella di "creare una 'grande SSC', a cui aggiungere oltre 2200 informatici oggi dipendenti di Telecom che verrebbero quindi esternalizzati. Una grande scatola cui dipendenti saranno subito dopo oggetto di efficientamento. Cioè di riduzione di personale".

In ultimo è paradossale come nello stesso momento da un lato si fa un panegirico accorato alla coscienza lavorativa e all'etica della prestazione e dall'altro si dà avvio di fatto a un bello scorporo di un numero rilevante di lavoratori, i quali sul serio fin qui han dato prova di abnegazione e dedizione al lavoro .