venerdì 12 giugno 2009

La coerenza degli italiani

(foto di Garimar)

IO non posso certo lamentarmi

La vita è questione di carattere, di profonda conoscenza di se stessi e di impegno continuo in qualcosa in cui si crede ciecamente. A fronte di delusioni e cocenti sconfitte, l'unica forza che può sorreggerci è il credere nel proprio pensiero e nel misurarsi continuamente con la realtà del quotidiano.
Il nostro agire contribuisce alla formazione del bozzolo in cui viviamo.
Siamo immersi in un aria che respiriamo , ma che muoviamo e agitiamo con i nostri movimenti. Il vento che sentiamo, non è solo quello atmosferico, ma è il frutto degli spostamenti di aria che noi causiamo con le nostre scelte.
La vita fatta continuamente di scelte , di decisioni più o meno coerenti con il nostro pensiero.
Non è facile mantenere la coerenza tra il nostro agire e ciò che intimamente pensiamo, non è facile per niente. Non possiamo fare a meno di considerare che la nostra declamazione "siamo liberi", si scontra con i condizionamenti e i bisogni e le necessità del mondo e del modo in cui viviamo.
Poco importa che nessuno di noi possa tirarsi indietro e dire "io non ho colpe", quello che in estrema sintesi appare evidente è che siamo tutti artefici del nostro destino.
Noi , popolo italico , in più abbiamo nel DNA storico, un forte spirito individualistico. Siamo discendenti dell'epoca dei comuni , quando i paesi stranieri erano già popoli , noi dimentichi del nostro antenato romano, eravamo ridotti solo a villici di borgo. Come villici siamo cresciuti, portandonci appresso quell'arte del vivere frutto delle fatighe quotidiane del fattore nei confronti del padrone. Ed eccoci qui sempre pronti a mettere in evidenza unicamente il proprio io , il proprio orto , il famoso italico detto "tiramm' a campà".
Ci diamo le arie di popolo progredito , ma dopo l'epoca rinascimentale niente e nessuno è venuto a dare lustro ai nostri anni duemila.
Siamo italici fin nell'anima, individualisti fin nel midollo , e ne andiamo fieri.
Lo siamo in ogni tempo e in ogni dove. Ai semafori, in coda alla posta, al ristorante, al supermarket, al lavoro, in banca, all'ufficio delle tasse, dal dottore, al parco divertimenti, al cinema, lo siamo sempre , ed è in noi la voglia immensa di dimostrarlo come rivendicazione dei nostri antenati villici nei confronti dei padroni. Siamo i furbi più furbi degli altri , e ogni giorno , ogni ora della nostra vita siamo concentratissimi a dimostrare solo e unicamente questo : io son più furbo di te.
Siamo negli anni duemila, epoca incontrastata del berlusconismo, e tutti ci chiediamo perchè questo movimento , questa idea di padronismo, abbia preso così piede nel nostro paese. Ci chiediamo come questo possa essere successo, dato che a parole, siamo tutti ma proprio tutti , contrari.
Ci dimentichiamo di colpo chi siamo e da dove veniamo : tutti noi abbiamo nel nostro intimo il desiderio e il mito del padre padrone e aspiriamo in modo voluttuoso a diventarlo.
Eccoci pronti a denigrare chi lo è diventato , ma dietro le quinte prontissimi a lanciarci nella stessa identica scalata personale.
Cosa conta il vicino, la solidarietà, il gruppo, l'insieme, quando io posso farcela, io dimostro di esser più bravo e quindi vado avanti e mostro a tutti il mio potere.
Allora contenstiamo , urliamo, ci agitiamo sulle nostre amate poltrone, declamando insulti e sberleffi verso il dittatore di turno, ma poi nelle dimostrazioni ricadiamo nell'italico detto :vai avanti tu .
Proprio nelle odierne vicende si può trovare una risposta e il senso di quanto esposto.
In occasione della protesta dei lavoratori Telecom per i tagli occupazionali previsti dal piano di riorganizzazione dell'azienda in aperto contrasto con accordi appena firmati , il comportamento di quanti hanno ritenuto di non partecipare è illuminante dello spirito italico.
Una frase spiega in poche parole il vero carattere degli italiani, una frase che è pronunciata da molti di questi lavoratori : "IO non mi posso certo lamentare".
Ecco la soluzione, il vaso di Pandora che aperto spiega ai più , alla massa, del perchè di questo stato di cose italiche. Non solo , si badi bene, per la vicenda Telecom, ma a più largo raggio , per ogni vicenda che interessa questo suolo del bel paese.
"Io non mi posso lamentare" .
Ecco che è assurto a protagonista assoluto l' IO, l'individualismo che nulla vede e nulla sente, al di fuori del proprio orticello.
IO non mi posso lamentare, che mi frega del mio collega, del mio vicino, del mio conoscente?
Niente, assolutamente niente.
Del resto si dice sempre che la pagnotta a tavola dobbiamo portare !
Si è vero lo diciamo , ma riportiamo questo detto erroneamente, il più esatto sarebbe : la pagnotta sulla MIA tavola devo portare.
Il male del "lavoro italiano" non sono nè gli imprenditori , nè i sindacati , o meglio , non sono loro i primi colpevoli di questo stato di cose; i primi colpevoli sono proprio quei lavoratori , tutti i lavoratori che contribuiscono a questo cancro che ha invaso tutto l'ambiente.
Certo imprenditori e sindacalisti non sono stinchi di santo, ma i lavoratori sono veri e propri diavoli.
Bene appenderemo sulla testata del nostro letto , dove dormiremo sonni tranquilli, il detto : Io non posso certo lamentarmi.

1 commento:

jesuismoi ha detto...

La nostra è ancora una società feudale, l'individualismo di cui parli è vero, ma ogni individuo si sente in una botte di ferro perchè ha alle spalle un protettore.(e erroneamente e incosciamente continua a fidarsi di chicchessia!!).
La verità è che in Italia è mancata una vera rivoluzione partita dal popolo come è avvenuto in Francia, imitata poi dalle colonie americane.
L'Egalité, la Liberté e la Fraternité non ci sono mai state, perchè tutti hanno sempre creduto di essere monadi(ripeto come giustamente sostieni tu!!), ma allo stesso tempo protetti!!
Se consideriamo anche la storia del dopoguerra la democrazia cristiana era appoggiata dall'America, il partito comunista appoggiato da Mosca e il partito socialista orientato al mondo del business non pulito ma corrotto con politici, banchieri, avvocati e stampa.
E il berlusconismo è la diretta conseguenza di questo filone ma al tempo stesso l'imperatore ha i suoi vassalli, valvassori e servi della gleba che credono di essere cittadini liberi ma si fanno, psicologicamente ed incosciamente, trattare da vassalli beneficiari.