martedì 10 febbraio 2009

Adriano Sofri, Eluana e gli altri

Adriano Sofri
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Adriano Sofri (Trieste, 1 agosto 1942) è un giornalista, scrittore e politico italiano, leader di Lotta Continua, condannato dopo un controverso caso giudiziario quale mandante dell'omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Questi era stato accusato da Sofri come responsabile della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli nel corso degli interrogatori sulla strage terroristica di Piazza Fontana.
Attivo nella sinistra operaista italiana sin dai primi anni '60 (collaborò alla rivista Classe operaia), Sofri fu tra i fondatori de Il potere operaio pisano per divenire poi leader della formazione extraparlamentare comunista Lotta Continua, fino al suo scioglimento nel 1976. Dagli anni Ottanta, abbandonata la militanza politica, si è dato all'attività di studio e pubblicistica in campo storico-politico con numerosi articoli e saggi. A lungo titolare di una rubrica su Panorama, collabora oggi con La Repubblica e Il Foglio.
Condannato in via definitiva quale mandante del delitto Calabresi, Sofri, come Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, tutti coinvolti dal pentito Leonardo Marino, si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, né ha mai presentato richiesta di grazia. Anche se il 9 gennaio 2009 in una intervista al Corriere della Sera nel ribadirsi innocente, si è assunto la corresponsabilità morale dell'omicidio [1].
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La detenzione :
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Nel 1997, con la conclusione del lungo iter processuale e la condanna, iniziò il periodo di detenzione di Adriano Sofri, che ha scontato parte della pena nel carcere San Giovanni Bosco di Pisa.
Nel giugno del 2005 ha ottenuto la semilibertà per collaborare con la Scuola Normale Superiore di Pisa alla sistemazione degli archivi di Eugenio Garin e Sebastiano Timpanaro.
Nel novembre del 2005 è stato colpito dalla sindrome di Boerhaave, una malattia piuttosto rara che gli comporta la rottura di cinque centimetri dell'esofago. A causa delle cattive condizioni di salute, che gli hanno imposto il ricovero all'ospedale "Santa Chiara" di Pisa, gli è stata concessa la sospensione della pena.
Nel gennaio del 2006 è stato dimesso, tornando in libertà per il periodo di convalescenza rimanente. Lo stesso anno ha ottenuto 14 voti all'elezione del Presidente della Repubblica, in segno di sostegno da parte del gruppo parlamentare radical-socialista della Rosa nel Pugno.[3] Attualmente si trova in detenzione domiciliare, ma è stato autorizzato a partecipare a vari incontri e trasmissioni televisive.
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Le richieste di grazia :

Sofri non ha mai presentato personalmente richiesta di grazia, ritenendo un tale atto incongruo a sanare la posizione personale di un innocente. Tuttavia, intorno al caso Calabresi è sorto in Italia un movimento innocentista di opinione pubblica volto a promuovere l'atto di clemenza. Ne fanno parte molti esponenti della sinistra, ma anche personaggi di altre correnti politiche. Tra gli esponenti di spicco vi sono Giuliano Ferrara e Gad Lerner.
Nel 1997 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, sollecitato da numerosi parlamentari, circa 200, e da molti cittadini comuni (160 mila firmatari), rifiutò di firmare la grazia, con una lettera ai Presidenti delle Camere, Luciano Violante e Nicola Mancino.[4]
Nel periodo 2001-2006, i ripetuti inviti a dare corso alla richiesta di grazia, avanzati in maniera trasversale da esponenti della politica e della cultura (ma mai da Sofri in persona), sono sempre stati respinti dal Ministro della Giustizia Roberto Castelli, malgrado il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi avesse nello stesso periodo più volte manifestato la volontà di concederla, tanto da giungere a un conflitto con il guardasigilli risolto poi dalla Corte Costituzionale che, con sentenza n.200 del 18/05/2006, ha stabilito che non spetta al Ministro della giustizia di impedire la prosecuzione del procedimento di grazia; in poche parole Ciampi avrebbe potuto concedere la grazia anche senza la firma del guardasigilli.
Alla fine la grazia non fu concessa perché la sentenza fu emessa tre giorni dopo che Ciampi si era dimesso dalla carica di Presidente della Repubblica.
La grazia fu invece concessa a Ovidio Bompressi, autore materiale (sentenza in Cassazione) dell'omicidio Calabresi, che ne fece richiesta al neoeletto Napolitano (fu uno dei suoi primi atti).
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Oggi sul caso Eluana (pubblicato da Repubblica.it)
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"Salutiamola, Eluana, con l'amore che si sapeva riservare alle ragazze perite, tenerelle, pria che l'erbe inaridisse il verno. Quanto a noi, scriviamo ciascuno sul proprio cartello: "Giù le mani da me, per favore"
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Ogni commento di blogger sarebbe inopportuno .
Lascio al lettore il giudizio , sulle considerazioni che ognuno puo' fare proprie.
Ma pongo il dubbio su chi è chiamato a disquisire di concetti , che per loro stessa natura dovrebbero essere trattati con ogni cautela.
In ogni caso, siamo in una società che ha nel ravvedimento e nel perdono, uno dei cardini del vivere civile, come è altrettanto vero che siamo in una società che fa del ricordo un impegno assoluto. Il ricordo che dovrebbe valere sempre ....e non solo quando fa comodo.
Il ricordo che dovrebbe imporre a volte il silenzio , di gran lunga da preferire a tantissimi discorsi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

I want not acquiesce in on it. I assume polite post. Especially the title-deed attracted me to study the whole story.