lunedì 26 gennaio 2009

Il viaggio

(foto di Garimar)
La parola al mio sito :

http://www.garimar.eu/files/viaggio.html

Riflessioni sulla strada

giovedì 22 gennaio 2009

Le mie prigioni


Le sbarre

Mattina, di un giorno qualunque, di un anno qualunque, di un orario qualunque, di una vita qualunque.
Immerso in uno qualunque dei miei pensieri, perso dietro uno qualunque dei miei sogni quotidiani.
Minuti qualsiasi scanditi dalle lancette di un qualunque orologio del tempo. Il battito del cuore segna un qualsiasi ritmo alla cadenza giornaliera.
Passa una qualunque giornata, in un modo qualunque simile ad una qualunque giornata di ognuno di noi. Cosa fare, come uscire, come gridare , come scappare ?
Infinite domande senza risposte mentre un qualunque passante passa e scompare dietro l'angolo.
Uno qualunque dei miei passi mi porta verso una qualunque porta dietro la quale nessuna scoperta potrà rompere il velo del grigio del giorno.
Sono racchiuso some in una gabbia, le mie prigioni fatte dai miei pensieri, le mie sbarre.
Fuggire da me stesso , ritrovare quel che un giorno forse esisteva , o quel che un giorno forse esisterà?
Impossibile da dire, impossibile da descrivere, le mie prigioni son ben presenti seppur nella loro evanescenza. Liberi e non liberi siamo noi tutti , presi a ritroso dalla nostra essenza di vita. Come fare per andare oltre non è noto alla nostra volontà. Sono in un qualunque giorno di una qualunque delle mie vite dentro le mie prigioni , attorno c'è spazio e c'è aria, c'è luce e c'è buio , ma pur sempre le mie prigioni.
Sbarre invisibili eppure potenti, maglie inflessibili che bloccano le mani, reti invisibili che separano il mio dal tuo , il tuo dal mio . Le mie prigioni non vere eppur reali, le mie celle casa delle mie paure.
Sono in un qualunque giorno di una qualunque delle mie vite, alle prese con uno qualunque dei miei pensieri , le mie prigioni ben presenti dinanzi ai miei occhi.

martedì 20 gennaio 2009

A Obama

Pape Satàn, pape Satàn aleppe!»,

cominciò Pluto con la voce chioccia;
e quel savio gentil, che tutto seppe,

disse per confortarmi: Non ti noccia
la tua paura; ché, poder ch'elli abbia,

non ci torrà lo scender questa roccia.

Dante Alighieri Divina Commedia - Inferno VII, vv 1-6

lunedì 19 gennaio 2009

Dedicato a tutte le donne

(foto di Garimar)
Il cammeo

Dedicato a tutte le donne che soffrono , a coloro che nelle buie stanze e nei grigi giorni piangono lagrime amare. Dedicato a tutte le donne che son deboli e forti. Dedicato a tutte le donne che non hanno via di uscita, che ingrigite nella loro giovinezza sono avviate ad una veloce dimenticanza. Dedicato a tutte le donne vittime di violenza, prive di ogni difesa e deboli di fronte alle prevaricazioni. Dedicato a tutte le donne che giorno dopo giorno dedicano anima e mente ai propri figli . Dedicato a tutte le donne che nonostante impegni e problemi trovano sempre la forza di un sorriso. Dedicato a tutte le donne che seppur di alto incarico lasciano sempre aperto uno spiraglio del loro cuore. Dedicato a tutte le donne che anche se abbruttite dalla fatica hanno sempre delle mani delicate nel fare una carezza. Dedicato a tutte le donne che amano e condividono la purezza dello spirito e del pensiero. Dedicato a tutte le donne che hanno il coraggio di mostrarsi per cio' che sono , deboli e forti, allegre e tristi. Dedicato a tutte le donne che devono conquistare ogni metro di terreno che calpestano. Dedicato a tutte le donne che son vittime di ignoranza e pregiudizi piu' profondi di qualunque cultura. Dedicato a tutte le donne che non hanno mai visto un giorno di sole, e che pure parlano di calore. Dedicato a tutte le donne che tramutano una tavola povera in un pranzo celebrativo degno dei re. Dedicato a tutte le donne che hanno il coraggio di affrontare la gravidanza traendo gioia dal dolore. Dedicato a tutte le donne che hanno visto il proprio corpo violato contro la propria volontà. Dedicato a tutte le donne che trovano ispirazione anche dal semplice tessuto di organza. Dedicato a tutte le donne che trovano amore in cio' che fanno e pensano. Dedicato a tutte le donne che hanno dedizione quando nessun altro osa mostrarsi. Dedicato a tutte le donne che han dovuto capire e comprendere quando tutto gridava vendetta. Dedicato a tutte le donne che son morte per colpe non loro. Dedicato a tutte le donne che hanno avuto la forza di riprendersi e di ricominciare una volta e un altra e un altra ancora. Dedicato a tutte le donne che non hanno dato giudizi, ma anzi hanno regalato un abbraccio. Dedicato a tutte le donne che amano con passione. Dedicato a tutte le donne che hanno sempre pensato che il mondo possa esser migliore. Dedicato a tutte le donne che hanno prestato il loro corpo per la vita. Dedicato a tutte le donne che hanno affermato il proprio esser donna. Dedicato a tutte tutte le donne.
Dedicato anche, a tutte le donne che qualche volta si son fermate e hanno considerato che forse , anche qualche uomo, possa aver sofferto piu' di loro .

sabato 17 gennaio 2009

Il groviglio

(foto di Garimar)
I sogni

Ognuno di noi ha sogni , interpreta sogni, desidera sogni.
Nelle nostre manifestazioni non facciamo che parlare dei nostri sogni , nei nostri discorsi parliamo dei nostri sogni. Il problema è sempre che, per quanto noi possiamo descrivere ciò che sognamo, chi ci ascolta tende a interpretare, a sua volta, secondo i propri sogni.
Ecco perchè risulta difficile capirsi.
La comprensione umana , in fondo, si basa sulla condivisione dei sogni , sulla comprensione dei desideri, e sul concepire un idea unica.
Facciamo sogni di qualsiasi genere, c'è chi sogna successi, c'è chi sogna le grandi scalate, c'è chi sogna di conquistare la donna del cuore, c'è chi sogna di vincere la lotteria, c'è chi sogna la conquista del potere, c'è chi sogna la vendetta, c'è chi sogna il sesso, c'è chi sogna di morire il più tardi possibile, c'è chi sogna di morire presto, c'è chi sogna per gli altri, c'è chi sogna perfino di fare del bene, c'è chi sogna il lavoro , c'è chi sogna l'amore, c'è chi sogna i figli , c'è chi sogna chi non c'è più, c'è chi sogna astratto, c'è chi sogna la pace, c'è chi sogna la guerra, c'è chi sogna la scoperta del secolo , c'è chi sogna il cibo, c'è chi sogna un mondo senza malattie, c'è chi sogna di realizzare la truffa del secolo , c'è chi sogna gli animali , c'è chi sogna le stelle, c'è anche chi non ricorda i sogni.
Io sogno i sacrifici , il mio sogno è fatto di un semplice quanto reale piccolo desiderio : la casa nella mia terra. Nel sognare questo vuol quindi dire che sogno i sacrifici per realizzarla. Posso però dire di avere una vita da sogno.
E' facile sorridere al pensiero della contraddizione in essere prioprio nell'etichettare una vita da sogno come una vita di sacrifici.
In genere una vita da sogno la intendiamo come una vita bellissima, piena di paesaggi fantastici , e di comodità bellissime, una vita con una certa agiatezza finanziaria e una vita che ti permetta di visitare luoghi e mete esotiche.
Difficile che una vita da sogno sia invece costellata di una serie infinita di difficoltà ,e di privazioni, difficile concepire come una vita da sogno il duro tirare avanti giorno dopo giorno . Eppure sono vite da sogno anche quelle passate a combattere per seguire degli ideali che hanno arricchito il cuore. Altrimenti come spiegare le vite da sogno dei tanti tantissimi che ad esempio si impegnano per gli aiuti umanitari, o chi si dedica completamente agli altri per sostenerli e cercare di dare un aiuto. Come spiegare chi non ha niente eppure si dona completamente agli altri privandosi di tutto ciò possa esser personale godimento.
Ebbene guardando questi esempi si comprende che non sempre la vita da sogno è fatta da auto lussuose, ville faraoiniche , viaggi extralusso e crociere da favole, yacth e aerei personali; anzi , si comprende come le vite da sogno ne sono del tutto prive, di tali accessori.
Con i debiti paragoni la mia vita da sogno è la sequenza di sacrifici.
In questo ritrovo il mio cuore, in questo ritrovo la mia anima e forse il senso dello spirito semmai dovesse esistere uno spirito universale su noi umani.
Come si accennava nell'introduzione è difficile far capire i propri sogni e ancor più difficile condividerli. Posso quindi capire molto bene l'unica considerazione che nella mia vita ho ricevuta : "chi te lo fa fare ?".
E' una ottima domanda, e probabilmente il mio senso della vita è trovare la risposta a questa domanda, forse ci vorrà molto tempo, perchè io trovi la risposta e la possa fare mia.
Probabilmente sarà a me nota solo nell'ultima parte della mia vita , anche se , già ora , conosco cosa troverò in fondo a questa risposta.
E' una sensazione di certezza e di sicurezza, che alla fine di tutto, la risposta sarà sicuramente e unicamente : "il mio sogno".

giovedì 15 gennaio 2009

Il Verbo

(foto di Garimar)

Dal mio blog:
Dicembre 2007 : il fan culo e la vita
Gennaio 2008 : Il SI e il NO
Febbraio 2008 : Personale
Maggio 2008 : Dio e gli extraterrestri
Settembre 2008 : Interpretazione della realtà: 100 d.c.
Novembre 2008 : Il principio e la fine
Dicembre 2008 : Angeli
Gennaio 2009 : Le campagne contro la fame del mondo


Oggi: Gazzetta del mezzogiorno (14/01/09) di Gianluca Veneziani

Sugli autobus di Barcellona ti imbatti in scritte con un messaggio promozionale-religioso : "Dio forse non esiste. Goditi la vita".
Su quelli di Madrid : "Dio esiste. Goditi la vita in Lui".
Nel regno incontrastato dell' Uomo moderno e mondano (la città), lascia una insolita traccia la domanda del divino.....

sabato 10 gennaio 2009

Riprenditi il tuo tempo

(foto di Garimar)
Il piu' grande scippo del nostro secolo

Nei nostri giorni , nel nostro secolo, in quello che chiamiamo il nostro manage quotidiano , e in cio' che indichiamo "stato delle cose" , avviene ed è avvenuto ciò che è il più grande scippo della storia umana, e della storia degli esseri viventi, senzienti e dotati di saggezza :
lo scippo del tempo.
Sembra un assurdo, viviamo un'epoca industriale e tecnologica, che dovrebbe avere come obiettivo quello di migliorare la nostra vita e rendere molto più comode le attività umane, con l'effetto di avere maggior tempo libero a disposizione.
Al contrario , siamo arrivati ad un paradosso, il nostro tempo , dedicato alla nostra persona, ai nostri pensieri alla nostra vita si è annullato quasi a zero.
In effetti viviamo come su un giostra vorticosa , perdendo ogni tipo di riferimento , e come diciamo spesso, perdendo il senso delle cose.
Non abbiam più tempo per giocare, non abbiam più tempo per meravigliarci, non abbiam più tempo per sentire, non abbiam più tempo per capire, non abbiam più tempo per guardare, non abbiam più tempo per leggere, non abbiam più tempo per scrivere (in questo veramente abbiam perso anche la conoscenza di farlo), non abbiam più tempo per pregare.
Non abbiam più tempo per i nostri figli , non abbiam più tempo per i nostri parenti, non abbiam più tempo per la nostra famiglia, non abbiam più tempo per gli amici , non abbiam più tempo per gli altri e neanche per noi.
Viviamo i giorni e le notti non come vorremmo ma come ci fa vivere il mondo attorno.
Passiamo giornate cadenzate da impegni e orari non nostri , non pensati e desiderati da noi , ma che perseguono scopi a noi sconosciuti.
Lavoriamo dall'alba al tramonto e spesso anche in notturna perchè ci illudiamo che così occorra fare , perchè ci insegnano, che l'impegno e la dedizione è l'unica cosa che rende liberi , mentre è invece la strada della vera schiavitù : la schiavitù del tempo.
Abbiamo lavorato tutti per il "progresso tecnologico" per mettere a disposizione di tutti noi, mezzi sempre più efficaci sotto l'etichetta di "easy to use" , producendo in realtà prodotti che sono solo manette. Manette a tutti i livelli , mentali, legali, professionali.
Siamo collegati da innumerevoli mezzi e sempre raggiungibili , ma non per i nostri hobby o interessi o delizie della vita; la fregatura è che la nostra disponibilità è stata e viene sfruttata per renderci schiavi obbligandoci in tal maniera a esser sempre attivi per altri ma non per noi .
Ci han comprato in questa maniera il nostro tempo. E tutti ce lo siamo lasciato fregare , incoscienti di ciò che realmente ci stavano rubando : la nostra anima di uomini liberi.
Ci siam venduti per un telefonino, per un pc, per uno smartphone, per una console, per un decoder, per un wi-fi.
Ci siamo venduti alla tecnica pensando di conquistare e affermare così la nostra libertà e invece ci siam rinchiusi in prigioni , prigioni magari comode, ma sempre prigioni.
Uomini sempre al lavoro , donne sempre trafelate, bambini sempre più soli.
Questi gli effetti , questo il nostro ambiente oramai contaminato.
Parliamo in questi tempi di ecologia, di pulizia, di politica verde, di attenzione alla natura, ma la vera essenze verde e rispettosa dell'ambiente dovrebbe partire in primis dalla pulizia del nostro essere interiore.
Il pensiero ecologico (mio post di un anno fa) asseriva : l' ecologia di pensiero è il parlare della realtà per cio' che è, e non per paradigmi di riferimento.
Concetto che dovrebbe farci comprendere come abbiamo svenduto la nostra entità di esseri umani.
Siamo soddisfatti di ciò che siamo e di come siamo , vedo gente impettita , piena di se e dei propri impegni, altisonante e molto come dire, boriosa.
Chiedo a costoro cosa passa loro per la testa quando (semmai accada) guardano negli occhi i loro figli ????
Cosa trasmettono al sangue del loro sangue ? cosa insegnano ? e soprattutto che mondo lasceranno ?
Riprendiamoci il nostro tempo , è l'unica battaglia che possa salvare ancora il nostro genere umano.
E' una battaglia che deve essere combattuta da tutti noi se vogliamo superare crisi economiche e morali e spirituali....l'unica battaglia che rimane da fare.
Altrimenti siamo persi.

giovedì 8 gennaio 2009

Disperatamente disperati

(foto di garimar)
Dentro di me

Il tempo della disperazione , solitamente indicato , dai piu', come le strisce pedonali, la zebratura, l'alternanza del nero e del bianco.
Di solito ad una striscia bianca segue una nera e poi ancora una bianca e via così.
Capita a tutti noi di imbatterci o di passare , periodi , a strisce, come le zebrature, giorni neri, giorni bianchi...alcuni grigi , la maggioranza.
E a tutti noi è capitato di sicuro, di confortarci con gli amici , con gli affetti, e di avere indicazioni del tipo : vedrai passerà.
Come ci ha affascinato in The Crow : sopra le nuvole c'è sempre il sole .
Per cui continuiamo , piangenti e con fiducia, magari piccola , ma solida, ad andare avanti a muoverci verso la sospirata striscia bianca.
Capita però a volte che la striscia bianca non arriva, non arriva mai , e piano piano anche i confidenti spariscono , capita che piano piano il nero si impossessi di noi salendo dalla radice dei nostri piedi , fino al nostro stomaco, e poi sù ancora verso il cuore. Allora siam quasi persi, il cuore avvolto nel nerume, in una fangosa membrana gelatinosa che lo imbriglia, ma ci rimane pur sempre ancora la ragione , con la quale sosteniamo i nostri passi, dato che , ancora non ci siamo arresi, rimane un barlume di speranza , giungere alla benedetta striscia bianca.
Siamo stanchi, con gli occhi gonfi , ma continuiamo con fiducia ancora un po', se non che , alla fine il nero si impossessa anche della nostra ragione , della nostra mente e allora ci ritroviamo disperatamente disperati.
La vera disperazione non è agitarsi e dare di matto, ma la disperata disperazione è la coscienza del nero , la percezione con calma serafica, della consistenza di questa tenebra.
Allora si che tutto in noi e tutto fuori di noi assume il colore nero, che seppur elegante nasconde l'essenza del non essere : il nulla.
Disperatamente disperati , cogliamo quello che è il frutto del nostro essere qui in questo momento con tutto cio' che abbiamo passato e con tutto cio' che incontreremo : il nulla.
Il disperatemente disperati che ci coglie congelati nel nostro corpo e congelati dinanzi a cio' che vedono i nostri occhi. Sulla retina si formano immagini vuote e senza colore e calore che non ci danno neanche una pulsazione di essenza.
Disperatamente disperati è l'ultimo stadio della conoscenza di se stessi , di fronte a cio' che siamo : nulla.
Nel disperatamente disperati ci colpiscono cose che non avremmo mai notato in condizioni appena normali, come una parola, un gesto, una musica.
Appunto una musica, chisà perchè, mi ritrovo colpito , mai ascoltata , ma rimane dentro, trafigge come una lama incandescente che penetra nelle carni .
Intuisco , piu' che accorgermene, che si tratta del titolo : Walk the edge.

mercoledì 7 gennaio 2009

Il passato


Non sono per niente daccordo sul fatto:

"ma forse e' ancora piu' vero che speriamo di dimenticare una persona veramente speciale che ha fatto parte del nostro passato e che non riusciamo a cancellare dal nostro cuore. "

Io non credo alla perfezione del genere umano , per quanto bella e brava possa essere una persona, anche se ci ha fatto volare nell'infinito non è mai vero che cio' che abbiamo avuto (magari per poco) nel passato non possa ripetersi e in meglio nel futuro.
Occorre smetterla con la coperta di linus che ognuno di noi usa come scusa.
Tutti (chi piu' chi meno) abbiamo perso qualcosa di valido , ma è anche vero che solo chi fa di cio' coscienza e esperienza è degno di andare avanti.
Chi si chiude nel passato , per quanto bello sia stato questo passato è una persona morta.
Io non ho pietà o pietismi per le persone che piangono il passato.
Rispetto il dolore , sia chiaro, ma la vita come si dice và avanti, DEVE andare avanti perchè siamo persone vive CHE DEVONO VIVERE , altrimenti possiamo aspirare ad essere solo degli ZOMBI.
Io non ho pietà per chi piange per cio' che ha avuto e sembra irrimediabilmente perso, non ho pietà per queste lagrime. Ho pietà per le lagrime di commozione per il vissuto che ci RAFFORZANO nella vita presente e futura. Queste sono le uniche lagrime che possono esser rispettate , il resto è solo pietismo.

Se ci soffermiamo a pensare: la persona che non c'è piu' cosa preferirebbe per la nostra felicità?
Che ci sediamo e moriamo lentamente o che iniziamo a correre nuovamente?????
Quale è la maniera giusta di RISPETTARE chi non c'è piu' ?
Quella di dormire un sonno deludente o di continuare a vivere battagliando?

La risposta è scontata , il mondo è fatto dai vivi che RICORDANO il passato , ma non ne fanno un idolatria assoluta.
Vivi che del passato fanno un bagaglio che arricchisce e non affossa.
Lo stesso ragionamento vale non solo per chi non c'è piu' ma anche per un amore finito (ad esempio!).
I rapporti passati hanno visto la nostra anima partecipe di qualcosa di bello ( o di brutto...il concetto vale pari pari) , e la nostra anima proprio perchè è la nostra (e quindi VERA) è capacissima di emozionarsi ancora, di essere viva ancora, di piangere ancora e di ridere ancora.
Non è un insulto verso un passato ....ma è un rispetto della nostra essenza
Siamo persone vive.
Dobbiamo rispettare questo, se non lo facciamo non possiamo pretendere che ALTRI rispettino noi stessi.
Il rispetto della propria vita parte in primo luogo da noi e per noi .
Il resto viene di conseguenza.

martedì 6 gennaio 2009

Le campagne contro la fame nel mondo

(foto di garimar)
Il potere e il cemento

(di Elio Richiuto da Euromediterraneo)
In altri tempi la lettura di uno striscione con la scritta “Più preghiere e meno cemento” sarebbe forse passata senza destare grande interesse: oggi, in piena crisi economica, con in atto una forte recessione, ci induce a riflettere profondamente. A riflettere in primo luogo sulla necessità e sulla utilità d’una nuova Cattedrale da costruire a ridosso del vecchio, storico tempio emblema della religiosità salentina. Un tempio che da secoli svetta sulla sommità del promontorio japigio, più volte distrutto da orde barbariche e sempre ricostruito dalla caparbia volontà e dalla fede del popolo salentino. A questo tempio si vuole aggiungere oggi un agglomerato di cemento che snaturerebbe persino i concetti storici e fideistici del tempio stesso, ancora meta di una religiosità i cui valori, da sempre parte integrante del culto Mariano, sono stati tramandati da generazione in generazione.

Ma a cosa serve e soprattutto a chi, la cementificazione di aree soggette a vari vincoli paesaggistici?, non serve certo ai fedeli, ai leucani, tantomeno ai pellegrini che, da secoli, pregano nel vecchio, venerato tempio dedicato a Minerva ed oggi a Santa Maria de Finibus Terrae.

Sembra che per la costruzione della nuova chiesa dovranno essere investiti circa 7 e più milioni di euro (14 miliardi di vecchie lire): cifra che a noi sembra da impiegare in una colossale sciocchezza che si segnala soltanto per l’inutile imponenza. Non intendo promuovere con questo una polemica con i responsabili a tutti i livelli che hanno dato l’ok al progetto senza, secondo me, una approfondita riflessione: una “tiratina di giacca” va fatta a tutti questi signori per spingerli ad un ripensamento su quanto deliberato e forse ancora da deliberare. Perché crediamo sia venuto il momento di considerare il danaro pubblico, e non, con il dovuto rispetto, ricordando loro ancora una volta che la crisi impone un cambiamento di rotta volgendo il timone verso chi ha bisogno, con impieghi produttivi capaci di contribuire a risolvere, o a mitigare, la crisi che attanaglia migliaia di salentini, ai quali non interessa una inutile mega struttura, una cattedrale di cemento: a loro basta entrare nella vecchia Chiesa, nel loro millenario Santuario dove inginocchiarsi e raccogliersi in preghiera.

Non è demagogia questa, non c’entra. È ora di capire invece che nell’animo e nella testa di tutti deve albergare un concetto elementare che politici ed amministratori hanno, per antico vizio, trascurato. Non bisogna più sperperare il denaro con facile disinvoltura, occorre rigore senza eccezioni, per non dare spazio a impiego di danaro per proprie vanità o speculazioni di sorta a danno degli interessi della collettività. Leuca ha bisogno di ben altro, e di non essere, ancora una volta e suo malgrado, aggredita dal cemento con una struttura invasiva e destrutturante, deturpando un meraviglioso paesaggio, soggetto anche a vari vincoli paesaggistici, che si affaccia sul maestoso e incantevole mare che il mondo tutto ci invidia.

Fin qui l'articolo , ora alcune considerazioni al di là dell'esposizione di intenti e del progetto.

Ora con buona pace dei soliti compassionevoli cristiani e caritatevoli cittadini, alla prossima campagna contro la fame del mondo o per i bambini affamati se sul serio si volesse fare qualcosa , si dovrebbe esigere che si evitassero tali spese e non si insultasse il buon senso e la nostra coscienza, chiedendo l'obolo pro questa o quella campagna.
Quante campagne potremmo sovvenzionare con 7 milioni di euro ????
Quanti bambini potremmo aiutare sul serio con 7 milioni di euro ?
Perchè spendere 7 milioni di euro in una località che è in stragrande maggioranza dell'anno deserta, per ampliare quanto è già sufficiente a contenere fedeli e visitatori occasionali e/o organizzati?
Vogliamo soddisfare l'avidità e la sete di potere di quanti siedono su scanni da cui dovrebbero partire proclami di assoluta umiltà.
Il sentimento religioso sfruttato ad arte, il solito meccanismo.
Ora pronti col telefono per sovvenzionare la prossima richiesta di obolo e tacitare le nostre coscienze falsamente messe sotto accusa proprio da quei personaggi pronti a spendere 7 milioni di euro per farsi belli.

Tanti anni fa

(foto di Garimar)
La Befana

Tanti anni fa, aspettavo la Befana con ansia e pieno di eccitazione per i regali che avrei trovato sotto il camino. Allora non era usanza del Babbo Natale nordico, i regali arrivavano con la vecchina , un unico momento di scoperta e rivelazione.
Regali e caramelle, e qualche carbone (vero).
Non esistevano le calze coloratissime e profumate che si usano oggi, ma si appendevano gli usuali calzettoni , quelli di tutti i giorni.
La sveglia era all'alba, per precipitarsi urlando a scoprire quale pacco era stato destinato dalla vecchina.
Nessun arnese tecnologico , o marchingegno wi-fi o bluetooth.
Oggi crediamo di essere dominatori del mondo sol perchè possediamo l'ultimo telefonino figo che ci permette di comunicare col mondo, l'ultimo ritrovato della tecnica che ci permette di esser sempre connessi.
Comunicare cosa? esser connessi a cosa?
Cosa comunichiamo oggi se siamo vuoti dentro? parliamo di tecnica e di diavolerie elettroniche sentendoci potenti e ultramoderni, ma in realtà lo siamo sul serio?
E' vero , gli ultimi lcd/plasma si vedono una meraviglia, il terminale ultrasottile lo teniamo in tasca, l'access-point ultrapotente ci connette in un miliardesimo di secondo. E allora?
Cosa abbiamo concluso ?
Facciamo telefonate per dire il nulla, scriviamo messaggi che non significano nulla, milioni di parole scritte e lette e dimenticate.
Immersi nella nostra tecnica che ci sovrasta e ci comanda a bacchetta, ci illudiamo di esser liberi , e siamo costretti peggio che nelle celle di Alcatraz.
Un tempo si correva al camino e si era felici se si trovavano le bocce, o il trenino, o ciccio-bello, o la pistola da cowboy.
In effetti un tempo si giocava, si giocava con gli amici ad indiani e cowboy, infinite battaglie e scorribande nei campi. Dove sono quei bimbi oggi ?
Tutti connessi , o al nintendo, alla playstation soli , soli fin da giovanissimi presi dal terminale, dall'ultimo schermo che trasfigura tutto.
Non vedo da secoli ragazzini giocare ad indiani e cowboy, anzi meglio non vedo da secoli ragazzini giocare.
Vedo sempre , invece, padri e madri presi (loro piu' dei figli) dalla tecnica.
Il padre super impegnato col suo blackberry ultrafigo, la madre super manager con l'ultimo iPhone a ciarlare di niente e accarezzate il touch-screen neanche fosse suo figlio.
Siamo preoccupati che tutto sia all'ultimo grido e perfettamente funzionante e abbiamo perso il perchè delle cose.
Urliamo che siamo potenti e ultrafighi, ma non sappiamo il perchè delle cose.
Facciamo cose incomprensibili perchè ci siam fatti prendere la mano da cio' che è solo parvenza.
Comunicazione è la parola di questo secolo , ma non abbiamo niente da comunicare , perchè ci siamo concentrati piu' sul mezzo che sul contenuto. Siamo presi dalla scatola, non da cio' che è dentro.
Che delirio universale quello di esser sull'ultima release, sull'aggiornamento all'ultimo secondo....avendo perso quello che in effetti è la sostanza.
Tanti anni fa c'erano le calze piene di dobloni dorati, di caramelle "Rossana" e di cioccolatini "Perugina" ed eravamo felici (ma sul serio) di aver quelle poche cose. Si parlava, si urlava, si rideva, si rideva sul serio e non forzatamente.
Quanto tempo che non ridiamo? ....interrotti sempre da trilli e SMS che spezzano la nostra giornata, e senza i quali andiamo in crisi di astinenza.
Siamo sul WiMax figo...e intorno abbiamo il deserto....fighissimo!!!!
Moriremo con l'ultimo Nokia in tasca...sarà una bella morte.